Caso Guerrina, padre Gratien esce dal carcere: domiciliari in convento

Gli è stata applicata la cavigliera elettronica. L’abate generale lo ha accolto con un caloroso abbraccio

L’ex parroco padre Gratien Alabi, fuori dal tribunale di Arezzo

L’ex parroco padre Gratien Alabi, fuori dal tribunale di Arezzo

Arezzo, 1 febbraio 2016 - Padre Gratien Alabi è uscito dal carcere. Il frate congolese, imputato nel processo in corte d’Assise ad Arezzo per omicidio volontario nell’ambito delle indagini sulla scomparsa di Guerrina Piscaglia da Ca’ Raffaello in alta Valmarecchia, è uscito questa mattina intorno alle 7,30 dalla sua cella, con due borsoni, libri e vestiti, per poi salire a bordo di un furgone della polizia penitenziaria.

Pronto il trasferimento al convento dei premostratensi di Roma, dove andrà a scontare gli arresti domiciliari con braccialetto elettronico. Ad attendere il religioso all’ingresso del convento, questa mattina c’era l’abate generale padre Thomas, che lo ha accolto con un caloroso abbraccio.

Sulla porta, anche gli avvocati Francesco Zacheo e Riziero Angeletti, il consigliere diplomatico del Congo, Osango Benjamin e un gruppo di cronisti. Poi sono arrivati anche i tecnici Telecom che gli hanno applicato la cavigliera elettronica appena arrivato: lo strumento controllerà tutti gli spostamenti del religioso.

“E’ molto tranquillo e sereno - dicono i frati premostratensi all’arrivo di Alabi – Ci ha già chiesto quando potrà pregare e dire messa. Ancora non sappiamo quali strumenti potrà utilizzare per comunicare con l’esterno”.

Alabi torna così nel luogo dove fu arrestato il 23 aprile 2015. Alloggerà in una camera al secondo piano, e potrà muoversi dentro la struttura. Per il momento può solo spostarsi su quel piano: per lui è infatti vietato l’accesso alla cappella, per motivi di copertura del segnale del dispositivo di controllo.