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Hanno fatto le valigie ieri mattina, tra le lacrime. "Ho pianto anche io con loro", ammette Gian Mario Ferrari, titolare del Principe di Piemonte. Ma ormai così era stato deciso per 19 profughi ucraini. Donne e bambini hanno lasciato l’hotel di Miramare e sono stati ricollocati dalla Prefettura in centri di accoglienza. Erano arrivati al Principe di Piemonte una ventina di giorni fa. "Era stato un mio amico, in contatto con i volontari ucraini che aiutano i connazionali in fuga dalla guerra, a chiedermi se potevo ospitarli. Li ho accolti senza se e senza ma – dice Ferrari – Erano disperati e li abbiamo portati immediatamente in hotel". Ma Ferrari era stato chiaro: "Non possiamo ospitarli per più di una ventina di giorni". E quando si è avvicinata la scadenza del periodo che, la Prefettura ha cominciato a cercare per loro una sistemazione alternativa. Non è stato facile per i profughi dover rifare le valigie. "Ma non lo è stato nemmeno per noi – assicura Ferrari – Ci hanno commosso con le loro storie, in questi venti giorni abbiamo cercato di non far mancare loro nulla. Grazie a una delle mie dipendenti, ucraina, abbiamo tentato di capire ed esaudire tutte le loro necessità". Ma il titolare dell’albergo era stato chiaro, anche con la Prefettura: "Non posso ospitarli a lungo. Li ho accolti per risolvere l’emergenza. Ma l’emergenza non può andare per le lunghe". Ferrari ci tiene a sottolineare che "quello di ieri non è stato uno sfratto. Il trasferimento era stato concordato da giorni. E alla Prefettura avevo assicurato che, nel caso non fosse stata trovata una sistemazione alternativa, avrei tenuti qui i 19 rifugiati ancora qualche giorno...". Non ce n’é stato bisogno, "ma il punto – dice Ferrari – è un altro. Ho accolto i profughi per beneficenza, senza ...
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