I segreti del voto: "Così ha vinto Daniela"

Gian Piero Travini ha curato la comunicazione della campagna elettorale del centrosinistra: "Determinante la contrapposizione con la Tosi"

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"I social non fanno vincere le campagne elettorali. Ma se vinci al primo turno con il 50,29% delle preferenze allora sono determinanti". Gian Piero Travini, 38 anni, è lo spin doctor della campagna elettorale di Daniela Angelini. Fa parte del Gruppo Piave dal 2021. Piave è un insieme di professionisti nel campo della comunicazione, costituita nel 2019 per la campagna elettorale alle Regionali di Stefano Bonaccini. Da quel momento lavora per il centrosinistra ad ha vinto a Bologna, Cattolica, Cento, Budrio fino ad arrivare a Rimini e Riccione, seguite personalmente da Travini.

Travini pensava di vincere anche a Riccione?

"Ci ho sempre creduto fin da febbraio. Quando mi hanno chiamato in aprile eravamo indietro tra gli 8 e i 12 punti rispetto al centrodestra".

La prima cosa che ha fatto?

"Ho incontrato Nanà Arcuri. Per me è un maestro. Dovevo capire la città prima di muovermi. Si vince come squadra. Senza Ubaldi, lo stesso Pd, la candidata Angelini e il gruppo Piave non sarebbe stato possibile".

Quanto contano i social in percentuale?

"Possiamo stimare un impatto tra l’1 e il 4% per le comunali. Non sono l’elemento che fa vincere in assoluto, ma possono dare indicazioni importanti per tarare la campagna tra la gente. Al medesimo tempo quanto si coglie stando tra le persone può aiutare a impostare il lavoro online. Con una sponsorizzata da 100 euro, ovvero prendi un contenuto e paghi per la sua diffusione, si può arrivare a toccare 15mila utenti anche più volte. La maggioranza di chi riceve il messaggio non si rende conto che è una pubblicità".

Funziona?

"Si può anche decidere che un messaggio finisca in una determinata zona. Ad esempio volevamo riprendere l’elettorato in zona Fontanelle così abbiamo deciso di veicolare messaggi social che andavano a toccare solo l’utenza di quella singola zona della città".

Quali sono stati i punti forti che vi hanno fatto vincere?

"Il tema sicurezza è stato importante. Di solito nelle campagne non sposta gli equilibri, invece qui è stato un elemento dibattuto sui social per due settimane. Non è un argomento da centrosinistra, semmai da centrodestra. In questo caso è accaduto il contrario. L’avere presentato come consulente l’ex questore Oreste Capocasa è stato un valore aggiunto. Non ci si è fermati al problema, ma si è data la soluzione. Il centrodestra su questo tema non si è confrontato".

Ci svela un segreto?

"La campagna di comunicazione è stata centrata su: Daniela contro Renata Tosi e non su Daniela contro Caldari. Nel secondo caso saremmo andati al ballottaggio. Abbiamo puntato sulle caratteristiche di Daniela: la pacatezza, la capacità di trasmettere serenità. Non l’abbiamo brandizzata con colori o simboli come hanno fatto con Caldari. Il nostro brand era il carattere di Daniela, l’esatto opposto a quello di Renata Tosi. Claudio Cecchetto lo aveva capito tanto che ne ha sottolineato il ‘senso materno’. Quando l’ex sindaco attaccava, rientrando in gioco, nei nostri sondaggi il centrodestra perdeva".

Quanto ha inciso il confronto?

"E’ stato fondamentale. Daniela è stata preparata per 12 ore a ogni possibile domanda o replica. Ed ha mostrato carattere. Dopo quella sera Renata Tosi ha ripreso ad attaccare, tornando in gioco. In quel momento ho capito che potevamo farcela già al primo turno".

Andrea Oliva