Tutta colpa della muffa. Quella muffa che, stando a quanto emerso, avrebbe contribuito a deteriorare alcuni dei 34 reperti provenienti dalla scena del crimine di via del Ciclamino (inclusi i vestiti indossati dalla vittima la sera del 3 ottobre 2023, quando ha fatto ritorno da un incontro di preghiere scendendo nel garage). Un fattore che di fatto avrebbe ostacolato non poco il lavoro degli inquirenti e in particolar modo quello del super genetista Emiliano Giardina, nominato come consulente dal gip di Rimini, Vinicio Cantarini. Il dato è emerso ieri, nel corso dell’udienza sull’incidente probatorio del materiale genetico, con i consulenti che, all’uscita dal tribunale, hanno evidenziato lo stato di conservazione dei vestiti di Pierina. "Se c’era del Dna sugli indumenti, non lo sapremo mai, perché la muffa è andata a distruggerlo" ha sottolineato il criminalista Davide Barzan, che assiste la nuora Manuela Bianchi. "Gli abiti di Pierina erano infatti impregnati di un liquido che ha portato, appunto, all’emersione della muffa". Un deterioramento lento ma implacabile, che sarebbe imputabile "ad un malfunzionamento dell’essiccatore in uso al gabinetto centrale di Bologna", ha precisato Barzan. "Le muffe - ha aggiunto Marco Lunedei, avvocato dei figli della vittima - hanno danneggiato le tracce biologiche al punto tale che non è stato possibile estrapolare le tracce di Dna". Insomma: la muffa si sarebbe letteralmente ’mangiata’ alcuni reperti, rendendo complicatissima, per non dire impossibile, l’analisi.
CronacaI vestiti della vittima danneggiati dalla muffa: "Tutta colpa di un guasto all’essiccatore"