
di Manuel Spadazzi
Il suo sogno "è diventare un poliziotto. Lo dice sempre, appena vede un agente: da grande sarò come lui". È il sogno di Tamim, il bambino (nato in Italia da genitori bengalesi) che, in quel terribile 11 settembre 2021, fu accoltellato da Somane Duula. Insieme a lui altre quattro donne furono vittime della follia del profugo somalo. Che è stato dichiarato "non imputabile" in quanto "incapace di intendere e volere". Così ha deciso a dicembre il giudice, che ha disposto che Duula passi 8 anni in una struttura psichiatrica per criminali malati di mente, essendo "un individuo ancora socialmente pericoloso". Una sentenza che ha fatto infuriare la famiglia di Tamim, assistita dall’avvocato Maurizio Ghinelli. "Non potremo mai perdonare Duula per ciò che ha fatto – dice il padre di Tamin, Sunny Abu Bakar – Siamo arrabbiati anche con lo Stato: si è dimenticato di Tamim".
Non avete ricevuto ancora un risarcimento?
"Assolutamente no. Il nostro avvocato ci sta lavorando, sappiamo che sarà una procedura lunga e complessa e non è affatto detto che arrivi un risarcimento. Nel frattempo, siamo noi a pagare tutte le spese mediche per Tamim".
Come sta suo figlio oggi?
"Bene, per fortuna. Ma ha ancora problemi al collo (Duula gli recise la carotide, ndr) e a un occhio, e fino a 18 anni dovrà prendere un farmaco che aiuta il sistema circolatorio. Ogni sei mesi deve fare una visita specialistica: l’ultima l’ha avuta proprio ieri. Ma lui è un bambino coraggioso e non si lamenta mai".
Cosa ricorda dell’aggressione subita due anni fa?
"Ha capito esattamente cosa gli era accaduto soltanto alcuni mesi dopo, quando ha imparato a leggere: gli ho mostrato gli articoli, e lui si è reso conto di aver rischiato di morire. Ma ha reagito bene. E, forse anche per quello che ha passato, ci dice spesso che da grande vuole diventare un poliziotto".
Il sogno di Tamim è indossare la divisa, ma intanto lo Stato...
"È come se si fosse dimenticato completamente di Tamim. Non mi riferisco soltanto alla questione economica. É una questione di principio. Nostro figlio non si è fatto male cadendo in bici: un folle l’ha accoltellato, poteva ucciderlo. Tamim ha il diritto di essere aiutato e sostenuto".