"Il cambiamento climatico aumenterà l’erosione"

Antolini, geologi: "Basta con barriere, dighe e briglie lungo i fiumi"

"Il cambiamento climatico aumenterà l’erosione"

Paride Antolini,. geologo

"La nostra costa romagnola, bassa e sabbiosa, è estremamente vulnerabile, la sua fragilità è destinata ad aumentare a fronte dei cambiamenti climatici in atto". L’allarme lo lancia Paride Antolini presidente regionale dell’Ordine dei geologi. L’estate è finita e a farcelo capire è stata una perturbazione atmosferica di forte intensità che in parte della Romagna ha riportato le terribili immagini dell’alluvione del 2023. Ma il clima con fenomeni sempre più estremi ha colpito duramente anche la costa. "Finita l’estate, fatto il resoconto della stagione turistica, ci apprestiamo a vivere una stagione di domande e punti interrogativi su come gestire la nostra costa e affrontare le criticità date dall’erosione costiera, le inondazioni marine, la subsidenza, l’intrusione salina nell’acquifero costiero e, in caso di terremoto, la liquefazione delle sabbie". Insomma, per Antolini c’è poco da scherzare o da minimizzare sul clima che sta cambiando. Per il presidente le contromosse attuate negli ultimi decenni per ovviare al problema dell’erosione, non serviranno a molto in futuro. "Le azioni messe in atto come il ripascimento delle spiagge e le difese costiere sono un debole contrasto ad una tendenza generale a livello mondiale che vede ampi territori vicini al mare a rischio allagamenti e scomparire come terre emerse".

Uno dei problemi a cui ovviare riguarda i fiumi. "I fattori dell’erosione sono la riduzione del trasporto solido da parte dei fiumi, la subsidenza, l’innalzamento del livello marino, l’abbattimento delle dune costiere, opere di difesa costiere che non hanno risolto il problema". Prendendo i fiumi, "la costruzione di barriere, di briglie e di dighe trattengono sedimento, impediscono alla sabbia di arrivare al mare, dove, quel poco che arriva, trova ostacoli nel trasporto solido litoraneo dalle modifiche artificiali della linea di costa. Un esempio studiato è la foce del fiume Conca. La diga del fiume Conca, costruita nei primi anni ‘70 ha profondamente alterato il corso d’acqua e la fascia costiera a sud di Riccione". In chiusura: "Dare spazio ai fiumi, dare spazio all’acqua, vuol dire non solo concorrere alla reale sicurezza contro le alluvioni, ma vuol dire consentire il proseguimento di una dinamica evolutiva che consente al bagnino della nostra costa di avere una spiaggia e non un muro, consentire ai nostri pozzi e ai nostri canali di avere più acqua a disposizione per l’agricoltura, e consentire alla nostra montagna di ritrovare un equilibrio perso nei secoli".