FRANCESCO ZUPPIROLI
Cronaca

Il crollo del gigante della frutta. Melograno amaro, Coli indagato. Sequestrati beni per 17 milioni

L’azienda di Santarcangelo era già in liquidazione. Sotto la lente alcuni movimenti finanziari a seguito del fallimento della società. Accusati di bancarotta fraudolenta anche tre consulenti.

Il crollo del gigante della frutta. Melograno amaro, Coli indagato. Sequestrati beni per 17 milioni

Claudio Coli, fondatore e amministratore del ’Melograno’

Un Melograno spolpato. È l’epilogo peggiore, quello che in questi giorni ha compiuto il destino segnato della storica azienda di Santarcangelo fondata da Claudio Coli, che produceva frutta e verdura di quarta gamma (lavata, confezionata e pronta al consumo). Una parabola discendente su cui era già stato alzato il velo dopo che il 27 giugno del 2023 la produzione si era interrotta improvvisamente lasciando a casa un totale di ben 72 dipendenti. Un’odissea nel travagliato mare della crisi finanziaria che aveva portato, il 14 dicembre, a una rocambolesca messa in liquidazione dell’azienda in un iter che non aveva mancato di attirare l’attenzione anche della Procura.

È stato proprio su input dell’autorità giudiziaria riminese che la Guardia di Finanza ha cominciato a scavare nella crisi del Melograno trovando, secondo le accuse, ben più di qualche seme marcio. Un’operazione quella rinominata ‘Sunflower’ che a maggior ha portato i finanzieri del Comando provinciale di Rimini ad eseguire un decreto di sequestro preventivo emesso al pm Daniele Paci e poi accordato dal gip del Tribunale, di ben 41 immobili riconducibili tutti al Melograno tra capannoni, uffici e terreni, per un valore totale di 17 milioni di euro. Un vero e proprio patrimonio sparso per la provincia di Rimini e riconducibile alla storica azienda Santarcangiolese che, stando alle indagini, se non sottoposto a sigilli sarebbe stato presto disperso in esecuzione di una articolata operazione di ‘cartolarizzazione immobiliare’ messa in piedi dalle quattro persone ora indagate a piede libero per bancarotta fraudolenta e tra le quali spicca proprio il nome di Claudio Coli, in qualità di amministratore della società Melograno.

Con Coli, difeso dall’avvocato Nicoletta Gagliani, sono indagati anche tre consulenti finanziari: un bulgaro, uno svizzero e un cosentino con uffici in Svizzera e negli Emirati Arabi, che avrebbero messo in pratica il disegno criminoso di cui la Procura li accusa. Nello specifico, a seguito dell’irreversibile stato di crisi del Melograno, l’amministratore Coli si sarebbe rivolto al gruppo di consulenti per imbastire una cartolarizzazione immobiliare (operazione lecita nel Paese, ma in questo caso solo simulata stando alle Fiamme Gialle) per trasferire appena prima della dichiarazione di fallimento tutti gli immobili in una società veicolo neocostituita.

L’operazione di cartolarizzazione, che prevedeva il collocamento di titoli obbligazionari sul mercato finanziario di Dublino al fine di racimolare nuova liquidità necessaria al Melograno, non sarebbe mai stata compiuta mentre la società dichiarata fallita veniva invece effettivamente svuotata dell’intero patrimonio immobiliare senza ricevere alcun corrispettivo. Scattati i controlli della Finanza, è emerso che la società veicolo utilizzata per l’operazione non solo non avrebbe compiuto i passaggi del caso, ma non risultava nemmeno autorizzata o possedeva tantomeno i requisiti richiesti dalla Banca d’Italia. La Finanza ha dunque scoperto anche come gli indagati stessero anche organizzando ulteriori cessioni di immobili, tra cui una a favore di una Fondazione di diritto estero ma riconducibile allo stesso sodalizio, con l’intento – a dire di chi indaga – di far credere che le cessioni degli immobili a terzi avvenissero in buona fede, impedendone così il recupero da parte degli organi incaricati della liquidazione giudiziale. Da qui, all’esito dell’inchiesta, si sarebbe reso necessario il maxi sequestro impellente, oltre all’iscrizione dei quattro presunti protagonisti nel registro degli indagati. All’esito dell’operazione della finanza, il legale difensore di Coli ha tuttavia subito puntualizzato: "Sono convinta di poter dimostrare l’estraneità ai fatti contestati del mio assistito. In tal senso abbiamo già depositato degli atti in Procura per dimostrare l’estraneità ai fatti contestati".