Perquisizioni, nuovi accertamenti e verifiche su una registrazione estrapolata da una telecamera presente nel garage sotterraneo in cui si è consumato il delitto di Pierina Paganelli. Proseguono a ritmo serrato le indagini sul brutale omicidio dell’ex infermiera 78enne di Rimini, uccisa con 17 coltellate, le prime quattro delle quali mortali, la sera del 3 ottobre nel seminterrato del complesso residenziale di via Del Ciclamino, anche se al momento nessun nome risulta iscritto nel registro degli indagati in mano al sostituo procuratore Daniele Paci. Ieri, sono stati nuovamente sentiti in questura Manuela Bianchi, la nuora di Pierina Paganelli, colei che ha ritrovato il cadavere della 78enne e fatto scattare l’allarme la mattina del 4 ottobre verso le 8.30, e il fratello Loris: la polizia ha prelevato loro il dna e le impronte digitali. "Non ho mai litigato con Pierina", ha spiegato Loris ai cronisti all’uscita della questura. "Questi sono accertamenti normali – ha spiegato –, ma io sono tranquillo". Loris Bianchi, che di mestiere fa il manutentore e il giardiniere, ha poi aggiunto che la polizia scientifica ha perquisito la sua abitazione in via Giacosa a Riccione, e ha prelevato i vestiti e le scarpe che indossava il giorno in cui presumibilmente la 78enne è stata uccisa nel garage del condominio di via Del Ciclamino. "Il giorno in cui si è consumato il delitto – ha aggiunto – mi hanno trattenuto un marsupio con gli attrezzi da lavoro. C’era dentro una lamettina che utilizzo per tirare su le cicche, uno strumento normalissimo per chi svolge il mio mestiere". Intervistato dai giornalisti, Loris ha quindi ricostruito la sera del 3 ottobre, che ha riferito di avere trascorso a cena a casa della sorella Manuela e della nipote. "Mi sono fermato per caso, poi mi hanno chiesto di rimanere con loro a mangiare – ha detto –. Dalle foto che Manuela mi ha mandato sul cellulare, risulta che alle 23 ero ancora lì da loro, in via Del Ciclamino. Sono foto scattate per scherzo, perché facevo il cretino con il cane buttato addosso". "Con Pierina – ha aggiunto Loris – non avevo praticamente più rapporti al di là di buongiorno e buonasera. Ma non perché avessimo litigato o altro, semplicemente non c’era stata più l’occasione. Quando il marito di mia sorella, Giuliano, è finito in coma dopo quel brutto incidente, io ero spesso a casa loro, per dare una mano con l’assistenza".
Un giallo che sembra diventare giorno dopo giorno sempre più intricato. Gli investigatori della squadra mobile, guidata dal vice questore aggiunto Dario Virgili, non escludono nessuna pista. In queste ore gli sforzi investigativi si stanno concentrando anche sulla registrazione delle urla di Pierina. Secondo quanto emerso, pare che all’interno di un box auto nella zona garage sotterranea fosse presente almeno una telecamera installata da un condòmino per motivi di sicurezza, dopo alcuni furti che in passato si erano registrati nella zona. Le immagini non hanno catturato l’attimo in cui l’aggressore (o gli aggressori) – verosimilmente, stando alle ricostruzioni, tra le 22.25 e le 22.40 – si è scagliato contro Pierina, che in quel momento era appena rientrata dall’incontro di preghiera nella sala del Regno dei Testimoni di Geova di Bellariva. Dopo avere salutato una vicina, che insieme a lei quella sera aveva preso parte alla funzione, a ridosso della rampa che porta ai box (e che dopo le 22 viene chiusa da un cancello automatico), Pierina avrebbe parcheggiato l’auto nel garage. Proprio allora sarebbe stata assalita da qualcuno, che probabilmente conosceva le sue abitudini e che – ipotizzano gli investigatori – potrebbe averle teso una trappola, lì tra la porta tagliafuoco e il vano ascensore. Nella registrazione sarebbe però rimasta impressa una traccia delle urla strazianti di Pierina, nel momento in cui il killer ha vibrato i fendenti colpendola alla schiena, al collo e al torace.