"Il femminicidio non è mai il frutto di un raptus"

L’associazione "Rompi il silenzio" commenta la tragedia: "I segnali erano chiari da tempo"

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Hanno ucciso una donna. Una donna, una nonna accoltellata mentre i suoi nipotini erano in un’altra stanza e non si sono accorti di nulla. Chissà se negli ultimi momenti si è resa conto di quel che stava accadendo. Se ha ringraziato il cielo perché i bambini non avrebbero ricordato, non sarebbero rimasti feriti nell’anima dal suo sangue sul pavimento. Femminicidio significa questo. Significa che una donna viene uccisa. Il perché non conta. Non conta come non contano i perché della guerra. L’Italia ripudia la guerra come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali. L’Italia dovrebbe, una volta per tutte, ripudiare la violenza contro le donne, ripudiare il femminicidio come mezzo di risoluzione delle controversie relazionali. Rompi il Silenzio, come ogni altro Centro Antiviolenza, sa bene che, come la guerra, così un femminicidio non è frutto di un momento, di un raptus. È prevedibile. È un percorso tra segnali di pericolo sempre più evidenti. Noi ci siamo. Ma occorre che tutti assieme non trascuriamo i segnali che costeggiano la via che conduce al femminicidio. Non sono cartelli messi lì per bellezza. Sono lì perché al vederli ci fermiamo e chiediamo soccorso.

Associazione

"Rompi il silenzio"