Il giro del mondo di McCurry in 70 scatti Riccione, inaugura la mostra: da Ragazza afgana ai drammatici momenti dell’11 settembre 2001, ecco le icone del celebre fotografo

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Villa Mussolini riprende vita con oltre settanta capolavori fotografici di Steve McCurry, che da oggi al 18 settembre accompagneranno il visitatore in un ideale viaggio tra India, Birmania, Giappone, Africa, Brasile e altre terre. Il percorso intreccia ritratti dagli sguardi intensi a immagini di guerra e poesia, sofferenza e gioia, stupore e ironia. Si parte al pianterreno con gli unici scatti in bianco e nero, realizzati tra il 1979 e il 1980 durante il primo reportage in Afghanistan, dove il celebre fotografo era entrato con i mujaheddin che combattevano contro l’invasione sovietica, per poi proseguire con gli scatti a colori nei piani superiori. Nel visitare la mostra Steve McCurry Icons organizzata da Civita Mostre e Musei e Maggioli Cultura in collaborazione con SudEst57, l’attenzione è subito catturata dagli occhi magnetici di Sharbat Gula, la ragazza che, fotografata nel 1984 nel campo profughi di Peshawar in Pakistan, è diventata icona assoluta della fotografia planetaria.

Colpisce lo scatto del profugo con il turbante che copre l’occhio appena operato di cataratta (Baluchistan, Pakistan, 1981). Tante le immagini pubblicate dal National Geographic, come la famosa foto del treno a vapore con il Taj Mahal sullo sfondo (Agra, India, 1983) , poi gli scatti al volo come il Desert Storm, che ritrae un gruppo di donne in Rajasthan nel proteggersi da una folata di vento durante la stagione dei monsoni, e Wadi Hadhramaut, con un gruppo di donne intente a raccogliere trifoglio per i loro animali con un curioso copricapo in Yemen. Segue il commovente scatto della mamma col bimbo in braccio, che McCurry ha colto al volo a Mumbai, in India nel 1993 dall’interno del taxi, mentre la donna appoggia la mano sul finestrino bagnato durante l’infuriare di un monsone. E non mancano i drammatici e impressionanti momenti dell’attentato, l’11 settembre 2001, alle Torri gemelle di New York, immortalati dall’abitazione dove il fotografo viveva di ritorno dai territori dei rifugiati tibetani. "Il settore della cultura è stato uno tra i più colpiti dalla pandemia per le restrizioni che hanno coinvolto il pubblico – commenta Stefano Caldari, assessore al Turismo, Cultura ed Eventi, che ieri ha presentato la mostra col sindaco Renata Tosi e il resto della giunta –. Ora più che mai è avvertito con forza il bisogno di bellezza". "Le immagini esposte – prosegue Biba Giacchetti, curatrice della mostra e del catalogo a corredo –, sono frutto di una selezione operata congiuntamente da me e dall’autore".

Nives Concolino