Il pesce scompare dai banchi del mercato

Gasolio alle stelle: i pescherecci non vanno in mare. In via Castelfidardo chiuso un punto vendita su due, anche i ristoranti in affanno

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"Non c’è più pesce nostrano al mercato. I pescherecci da ormai dieci giorni non escono in mare per il caro gasolio. E sarà lo stesso la settimana prossima. Noi manteniamo un servizio minimo, con il pescato d’importazione estera, orate e branzini di allevamento. E i prezzi sono in rialzo per la scarsità dell’offerta". Così Marziano Tamburini, direttore del mercato ittico di via Castelfidardo. Denuncia una "situazione grave, che ci auguriamo finisca al più presto". I banchi del mercato ittico, ‘cuore pulsante’ del complesso commerciale, sono una cinquantina. "Di questi dieci sono banchi dei produttori – prosegue Tamburini – cioè pescatori che hanno anche un punto vendita, in genere gestito dai familiari. Tutti chiusi. Poi una quindicina di banchi che vendono esclusivamente pesce dell’Adriatico, sogliole, pesce azzurro, merluzzi, sgomberi, moletti, seppie. Specie che mancano. Chiusi anche quelli. Restano operativi soprattutto quelli che vendono prodotto ittico di allevamento e d’importazione, più vongole e cozze. Ma il danno è per tutti: il pesce è il traino dell’intero mercato, quindi stanno soffrendo molto anche i banchi di carne, formaggi, frutta, verdura. Tutti".

Manca la materia prima, schizzano alle stelle i prezzi: "L’aumento medio per il pesce d’allevamento – aggiunge Tamburini – è del 20-30 per cento. Il salmone è passato da 17 a 24 euro al chilogrammo. Non ce la prendiamo certo con i pescatori, sappiamo che dovrebbero lavorare in perdita, non si può chiedere loro di farlo. Ma così non si va avanti". "Le agitazioni in atto nel mondo della marineria per i rincari del costo del carburante si fanno sentire anche sul mondo della ristorazione – attacca Daniele Guidi, il ‘Gaggio’, storico chef del Club Nautico –. Si lavora molto con l’importazione, i prezzi sono saliti, speriamo che tutto questo finisca. Andiamo avanti, in questo periodo a Rimini ci sono molti eventi congressuali, il tempo aiuta. Comincia a mancare il prodotto nostrano, e non va bene". "Poco pesce, e rincarato – fa eco Maurizio De Luca, ristorante Frontemare –. Abbiamo i nostri fornitori, cerchiamo di sopperire in qualche modo. Speriamo che non si prolunghi l’astensione dalla pesca, per ragioni sacrosante, se no è un disastro". "Per il pesce nostrano ci sono crescenti difficoltà – usa un eufemismo Saverio Sabbioni, ristorante Sbionta -. È sempre più complicato trovarlo, dal pesce azzurro alle sogliole. Qualcosa pescano le piccole barche con le reti d’imbrocco, ma non basta. E i prezzi aumentano".

Mario Gradara