"Il profugo non andava punito" Prefettura condannata dai giudici

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La Prefettura di Rimini non aveva alcun diritto di cacciarlo dalla struttura di accoglienza che lo ospitava. Per i giudici, il provvedimento adottato è in contrasto con la Costituzione italiana e le direttive europee e la Carta di Nizza. Il Tar ha accolto il ricorso presentato da un giovane afghano richiedente asilo a cui la Prefettura aveva revocato la misura di accoglienza presso una struttura di Rimini. La decisione era stata presa dopo che il profugo era stato accusato di aver aggredito, armato di coltello, il compagno di stanza nel centro di accoglienza dove erano ospitati. I fatti risalgono all’anno scorso e l’afghano, assistito dall’avvocato Daniele Romiti, ha fatto ricorso e l’ha vinto. Nella sentenza, depositata un paio di giorni fa, i giudici del Tar sottolineano che l’aggressione contestata al giovane profugo è avvenuta "in circostanze del tutto incerte e confutabili, sulla base delle sole dichiarazioni rilasciate da altri ospiti e non direttamente riscontrate dagli operatori della struttura". E pure l’uso di un coltello "non risulta avvalorato da alcun elemento probatorio". Ecco perché "c’è un’obiettiva incertezza sull’esatta ricostruzione dei fatti". Per questo la Prefettura di Rimini avrebbe dovuto svolgere, prima del provvedimento, i necessari approfondimenti "a partire dall’immediato confronto" con il profugo, che andava e informato del procedimento a suo carico. Ma così non è stato, e il Tar ha prima sospeso l’ordinanza della Prefettura e poi, dopo l’ultima udienza, l’ha annullata. Da mesi il giovane afghano è ospitato in un’altra struttura di accoglienza, gestita dalla cooperativa Metis.