Rimini, 6 ottobre 2023 – Sembra un labirinto. Un dedalo di corridoi semibui che termina sulla rampa di asfalto. Umidità che gronda dalle pareti. Luci al neon che ronzano nel silenzio. I box auto serrati dalle saracinesche. Poi la porta tagliafuoco e, subito dietro, le scale che conducono agli appartamenti dei piani superiori e sulle quali è stato ritrovato il corpo senza vita di Pierina Paganelli. Laggiù, nel sotterraneo del complesso residenziale di via del Ciclamino, si è consumato tra martedì e mercoledì il delitto della 78enne riminese massacrata a coltellate da qualcuno che le ha teso una trappola che non le ha lasciato scampo. "E’ un posto un po’ lugubre, diciamo che non è tanto bello scendere là sotto specialmente di notte – spiega una donna che abita nella stessa palazzina di Pierina –. L’illuminazione non è il massimo, anche se per fortuna c’è il cancello che dopo una certa ora rimane chiuso. Io comunque lascio sempre la macchina di fuori e non scendo mai perché non mi sento molto sicura".
"Questa è sempre stata una zona tranquilla, mi sembra impossibile che qualcuno possa aver fatto una cosa del genere – dice un altro residente –. Uccisa a coltellate: quando ho aperto i giornali, sono rimasto di sasso. Dopo questa vicenda, non è facile dormire sonni tranquilli. Abbiamo paura e per questo chiederemo che vengano installate dalle telecamere. Ci sembra che sia il minimo, dopo quello che è successo". Di telecamere si parlerà, molto probabilmente, nel corso di una riunione condominiale che si terrà proprio oggi, a poche ore di distanza dall’efferato omicidio che ha sconvolto una comunità intera.
In via del Ciclamino – che ieri mattina è stata letteralmente presa d’assalto da giornalisti e troupe televisive alla ricerca dello scoop e di testimoni da intervistare – Pierina era conosciuta da tutti, anche se nella maggior parte dei casi i rapporti con lei non andavano oltre "il buongiorno e la buonasera". La 78enne conduceva un’esistenza riservata, e le sue relazioni erano circoscritte per lo più all’ambiente che ruota attorno alla sala del Regno dei testimoni di Geova di Bellariva, dove puntualmente si recava per assistere alle funzioni e partecipare ai gruppi di preghiera. "Era una signora molto gentile e disponibile, la sua è una famiglia per bene" spiega una dirimpettaia. "Non credo che qualcuno potesse avercela con lei, almeno non al punto da ucciderla. Si dava un gran da fare per il figlio, che è finito in coma dopo un brutto incidente e che da allora non si è mai ripreso del tutto. Andava a trovarlo quasi ogni giorno, si prendeva cura di lui". "La tragica morte della madre ha lasciato i nostri assistiti increduli e sotto choc – spiegano gli avvocati Monica e Marco Lunedei, che assistono i tre figli di Pierina –. I parenti non si capacitano che un evento così terribile e senza senso possa aver coinvolto la loro madre, una donna amata e stimata da tutta la comunità locale, la cui vita era scandita da una tranquilla routine quotidiana".