Il ragazzo prodigio del bridge "Con le carte sono mondiale"

Giovanni Donati a 25 anni ha vinto la medaglia di bronzo agli Open. "Nel 2018 ho battuto Bill Gates"

Il ragazzo prodigio del bridge  "Con le carte sono mondiale"

Il ragazzo prodigio del bridge "Con le carte sono mondiale"

Tredici carte francesi a testa distribuite ai quattro giocatori seduti al tavolo verde del campionato mondiale di Marrakech. Ad aprirle a ventaglio c’è Giovanni Donati, 25enne riminese, già bambino prodigio del bridge all’età di 10 anni e, nel tempo, professionista di un gioco romantico per antonomasia. Donati, membro della squadra nazionale composta da altri cinque elementi, la settimana scorsa a Marrakech si è aggiudicato la medaglia di bronzo nella categoria Open dei Mondiali durante la semifinale contro la squadra americana. Nel suo parlames ci sono tante vittorie e qualche incontro particolare. Come quello con Bill Gates al torneo di Honolulu nel 2018, dove il tycoon di Microsoft che non ha retto il confronto con Donati. "Abbiamo fatto due mani, l’ho battuto, Gates non è un buon giocatore. Era molto concentrato e non aveva tanta voglia di parlare. Alla fine però una foto insieme se l’è fatta scattare".

"L’Open è una categoria – spiega Donati – aperta a tutti, ma è assolutamente la più prestigiosa". Il bridge è "sottovalutato" e in calo di appeal, ma riconosciuto dal Coni. E il pubblico è tornato ad appassionarsi in occasione dei Mondiali, inviando lodi e lettere a Donati, che si è detto "davvero orgoglioso della vincita contro colui che viene considerato come il Roger Federer del bridge". Il Grand master Zia Mahmood, settantottenne pakistano, naturalizzato statunitense "è un’istituzione del bridge che ha avuto una vita molto movimentata", sottolinea Donati. In coppia con Giacomo Percari (28 anni), il player riminese ha giocato le mani più salienti dei Mondiali, alternandosi per riposare a dovere le meningi con gli altri giocatori della squadra, fra cui una coppia di siciliani rispettivamente di 34 e 39 anni (Massimiliano Di Franco e Andrea Manno) e due veterani 54enni (Alfredo Versace e Antonio Sementa), ovvero "la coppia trainante della squadra", come lo ammette il player riminese. Una vittoria, insomma, assolutamente "sudata".

Giocare a bridge, poi, richiede "intelligenza e predisposizione per le carte. No, non è un gioco d’azzardo", ci tiene a specificarlo. Anzi "è importante l’abilità e non si tratta di fortuna come quando ti capitano le belle carte a poker". E forse è anche la fine dell’ipocrisia del fairplay, perché "nel bridge – dice Donati – le stesse carte le hanno anche i tuoi avversari". L’orgoglio, quindi, di una vittoria che mancava alla nazionale italiana di bridge da ben 10 anni: "Un’onore rappresentare l’Italia e essere uno degli artefici di questa vincita". Donati, mentre sogna una partita impossibile con Omar Sherif, attore e noto giocatore di bridge, studia Lettere moderne a Bologna. E, del bridge, ne ha fatto anche un lavoro. "I premi ai tornei non sono così cospicui – spiega – ma con le sponsorizzazioni ho il mio ritorno economico". Propina consigli per chi si vuole cimentare con il mazzo di carte (rigorosamente senza jolly). "Con un po’ di allenamento si possono imparare molte cose. Lo consiglio ai ragazzi perché aiuta a sviluppare le capacità mentali, insegna a superare le timidezza e ti confronta con giocatori diversi uno dall’altro. È una scuola di vita e soprattutto è un gioco molto competitivo, inclusivo e aperto a tutti". Non solo campionati mondiali, perché il gioco passa dai circoli, dove si sviluppano tornei più o meno formali e avvengono incontri con giocatori di un livello completamente "differente".

Andrea G. Cammarata