di Manuel Spadazzi
"Lorenzo era innamorato di Rimini. Un amore viscerale...". Andrea Gnassi lo dice con la voce rotta dall’emozione, mentre ripensa "ai tanti momenti condivisi con Lorenzo Cagnoni in questi anni. A quelli brutti e a quelli belli. Alle sofferenze e alle gioie". Ma il primo pensiero del deputato Pd va all’uomo, prima ancora che al manager: "Perdo un amico vero. Una persona straordinaria per intelligenza e coraggio. Tra noi si era creato un legame che andava oltre i ruoli e gli impegni istituzionali. Ora il più forte abbraccio va alla sua amata Gianna (la moglie, ndr), alle figlie Lucia e Silvia, al fratello Vittorino".
La morte del presidente di Ieg lascia una voragine nella politica e nell’economia riminese.
"È stato un gigante. Un politico con la ’p’ maiuscola. Certo, con tutti i pregi e i difetti con cui ha interpretato il ruolo, ma sempre al servizio di Rimini e dei riminesi. Ci lascia un’eredità immensa e il compito di portare avanti i progetti a cui ha lavorato praticamente fino all’ultimo dei suoi giorni per il bene della città. Penso al nuovo piano di sviluppo di Ieg, un piano da brividi con investimenti per 150 milioni di euro. Un piano, mi aveva detto nel nostro ultimo incontro – avvenuto poche settimane fa – che dovrà portare Rimini a diventare non semplicemente ’uno dei leader in campo fieristico in Italia, ma ’il’ leader".
Con Cagnoni lei, da sindaco e poi da parlamentare, ha condiviso tante battaglie.
"Dal rilancio della Fiera, quando tutti ci davano già per spacciati, al turismo fino all’aeroporto e alle altre infrastrutture. Ripenso al 2011. Ero appena stato eletto sindaco, la crisi economica mordeva Rimini e l’Italia intera e c’era chi recitava il de profundis della Fiera e chi pensava che Bologna ci avrebbe fagocitato. Invece di arretrare la Fiera ha reagito e ha rilanciato. Così sono arrivati gli investimenti sulle manifestazioni, poi la fusione con Vicenza e la quotazione in Borsa. Ha sempre guardato avanti e in grande, Lorenzo, per il bene di Rimini. E l’ha fatto anche quando le cose sembravano volgere al peggio e c’era chi lo criticava ferocemente".
È stata una delle sue doti principali?
"Assolutamente. Lui ha insegnato a tutti noi a pensare in grande per far crescere Rimini. È stato un sognatore. Riusciva a pensare a traguardi che noi nemmeno osavamo immaginare. Così siamo riusciti a realizzare la nuova Fiera e poi il nuovo Palacongressi con le sole nostre forze, senza avere aiuti da Roma".
E ora il nuovo piano di sviluppo di Ieg, la grande eredità lasciata da Cagnoni.
"Se adesso Rimini può puntare veramente a essere leader in Italia nel settore fieristico, lo deve anche e sopratutto a lui. Cagnoni ha dedicato al nuovo piano industriale di Ieg le sue ultime energie. Non ha mai smesso di lavorare per la città e ha continuato a farlo anche quando le condizioni di salute sono fortemente peggiorate. Ha condiviso intensamente il suo impegno per Rimini con i suoi cari. C’è un episodio, recentissimo, che racconta molto bene il suo amore per Rimini".
Quale?
"Solo pochi giorni fa, prima di entrare in ospedale per l’ultima volta, con un filo di voce alla figlia Lucia ha detto: certo che Rimini è proprio bella, ma si può fare ancora qualcosa di più per migliorarla... Ecco, questo è stato Lorenzo Cagnoni. Fino all’ultimo dei suoi giorni ha sognato e ha lavorato per una Rimini migliore".