
"Il 25 aprile? Da quando sono sindaco io non l’abbiamo mai festeggiato. E mai lo festeggeremo finché sarò in carica"....
"Il 25 aprile? Da quando sono sindaco io non l’abbiamo mai festeggiato. E mai lo festeggeremo finché sarò in carica". Il primo cittadino di Pennabilli, Mauro Giannini, non finisce di stupire. Venerdì nel borgo della Valmarecchia non si sono tenute celebrazioni per l’80esimo anniversario della Liberazione. Il sindaco, già più volte al centro di polemiche per i suoi proclami di fede fascista ("morirò in camicia nera") e non solo, conferma la linea: "Non era prevista, nè è stata fatta alcuna manifestazione ufficiale per il 25 aprile".
A confermare come Pennabilli sia diventata una sorta di no celebration zone della Liberazione è la consigliera di opposizione Cristina Ferri di Orizzonte Comune: "Non ci sono state celebrazioni per il 25 aprile a Pennabilli. Noi di solito partecipiamo a quelle nei dintorni, Casteldeci o Tamalello". Tutto normale? "Noi non siamo d’accordo, ovviamente. La festa del 25 aprile andrebbe fatta anche a Pennabilli, ma è inutile chiederlo".
Il motivo della scelta di non festeggiare? "È una celebrazione divisiva", taglia corto Giannini. Ma si celebra la liberazione dal nazifascismo e la fine della guerra. "Non concordo sul fatto che vengano ricordati i morti di una sola parte, sarebbe giusto ricordare i caduti di ogni conflitto, qualsiasi divisa abbiano indossato".
Giannini ne ha anche sulla revoca della cittadinanza onoraria a Benito Mussolini decisa dall’amministrazione di San Clemente. Un atto che presto potrebbe ripetersi anche a Riccione dove la discussione è in corso. "Sono ridicoli – sbotta il sindaco pennese, un ex paracadutista della Folgore –. La storia non si tocca. Allora distruggiamo anche le strade, le ex colonie, rifacciamo le paludi Pontine. Il fascismo oggi rivive solo grazie ai suoi improbabili nemici".
Mario Gradara