Il Tiro a segno dovrà demolire le opere abusive

Il Consiglio di Stato condanna la gestione ad abbattere le strutture non regolari e a risarcire il Comune di Santarcangelo con 4mila euro

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È una doccia fredda, gelata, quella che arriva dal pronunciamento del Consiglio di Stato, con una sentenza che prevede la demolizione delle opere "realizzate abusivamente", in merito al braccio di ferro tra Comune di Santarcangelo e il Tiro a segno della città, circa appunto l’abbattimento delle opere che sarebbero state realizzate abusivamente negli spazi del poligono, successivamente agli allagamenti del fiume Uso del 2015, che provocarono numerosi danni al Tiro a segno. Il ricorso, presentato nel gennaio 2021 dal poligono, assistito anche dall’Unione italiana di tiro a segno, viene rispedita al mittente, con la "condanna" da parte del Consiglio "al pagamento, a favore delle Amministrazioni resistenti e costituite, delle spese del grado di giudizio (seimila euro, ndr)", di cui quattromila a favore del Comune e duemila a favore del Ministero della difesa. Così il Consiglio di Stato ieri ha messo un punto fermo alla lunga querelle che interessa quegli spazi da anni, da quando nel dicembre 2019 il Comune aveva firmato l’ordinanza di demolizione delle varie opere ritenute abusive. Da questo momento iniziò la lunga serie di corsi e ricorsi che nel gennaio del 2021 portò i gestori del Tiro a segno a rimettersi nelle mani del Consiglio di Stato, per ribaltare un primo pronunciamento del Tar che si espresse in modo analogo, sentenziando l’abbattimento dei presunti abusi edilizi. Ma riavvolgiamo il nastro.

L’ordinanza comunale del 2019 era arrivata dopo alcune verifiche negli spazi del Tiro a segno, a seguito degli allagamenti del fiume Uso, che avevano evidenziato come buona parte delle strutture realizzate, secondo il Comune, fossero irregolari e troppo vicine al fiume. Anche Arpae negli anni aveva dato parere negativo a quelle costruzioni. Costruzioni che nel dettaglio sono "l’ampliamento delle linee di tiro esistenti con strutture, anche trasversali e rivestite in parte in legno – analizza il Consiglio di Stato nel corpo della sentenza –, nonché copertura di porzioni delle linee stesse". E ancora "tettoia con struttura in legno e onduline in Pvc (...), soletta in cemento (...), recinzione con rete elettrosaldata (...), difformità del fabbricato rispetto alla licenza edilizia". Dettagli analizzati dalla magistratura e valutati ieri: "opere abusive".

Il tassello legale che si aggiunge al mosaico degli ultimi anni lascia "soddisfazione" nell’amministrazione, che commentando la sentenza sottolinea come "il Consiglio di Stato ci ha riconosciuto la ragione di chiedere la demolizione di opere realizzate abusivamente", ma allo stesso tempo va a minare la realtà del poligono santarcangiolese che è uno dei più vecchi in Italia (aperto nel 1884).

f.z.