Imprenditore suicida a Rimini, una colletta per la famiglia

Amici e conoscenti scendono in campo per aiutare i parenti dell’imprenditore Claudio Fiori, morto in azienda dopo aver ingerito acido

Claudio Fiori, 59 anni, era titolare della SCE Elettronica

Claudio Fiori, 59 anni, era titolare della SCE Elettronica

Rimini, 19 maggio 2022 - Una raccolta fondi per aiutare la famiglia di Claudio Fiori, l’imprenditore di 59 anni residente a Taverna di Monte Colombo, che si è tolto la vita ingerendo dell’acido nella sede della sua azienda, la SCE Elettronica di Sant’Andrea in Casale, il 10 maggio scorso. A lanciare l’iniziativa, attraverso il portale GoFundMe ( https://gofund.me/45fee676 ), è Michele Baldacci, compagno di una delle due figli di Fiori. "Claudio lascia una moglie, due figlie e una nipotina di soli tre mesi – si legge nel testo della petizione, subito diventata virale sulle pagine dei social network -. La famiglia nonostante la tragedia, sarà costretta a sostenere delle spese ingenti in un momento di fortissima difficoltà". Per questo motivo amici e conoscenti hanno deciso di scendere in campo e di offrire il loro contributo alla famiglia Fiori. Una manifestazione di solidarietà spontanea e genuina, che in poche ore ha già raccolto tantissime adesioni, a riprova di quanto fosse forte il legame di Fiori con il territorio della Valconca.

"Nostro padre – è il ricordo, commosso, delle figlie – è sempre stato un uomo generoso, umile, volenteroso: una buona persona, in alcuni casi anche troppo buona con chi probabilmente non se lo meritava. Ringraziamo sentitamente le persone che hanno deciso di darci una mano, anche a nome di nostro padre". Una storia, quella di Fiori, tragicamente simile a quella di tanti altri imprenditori, schiacciati loro malgrado da una crisi economica che non ha lasciato scampo a tantissime piccole-medie imprese. La SCE era specializzata in quadri elettrici e forniva impiantistica soprattutto a locali pubblici e discoteche. Un mondo, quello del divertimento notturno, su cui è calato il buio a seguito dell’emergenza Covid, prima con le chiusure forzate e poi con tutta una serie di restrizioni volute per contenere la pandemia. Una sofferenza di cui indirettamente avrebbe risentito anche l’azienda con sede in via Tavoleto. "Con la chiusura della discoteche – racconta un amico di Fiori – la sua azienda aveva vissuto un periodo di forte sofferenza". A complicare le cose ci avevano pensato, negli ultimi mesi, i rincari delle materie prime e le bollette astronomiche. Dopo la ‘batosta’ del Covid, era arrivata quella dell’inflazione. Ad aprile la SCE era stata costretta a ricorrere alla cassa integrazione. A inizio maggio Fiori aveva annunciato di voler cessare l’attività nel giro di qualche settimana. I lavoratori (in tutto una quindicina) avevano comunque continuato a ricevere lo stipendio.