Imprenditrice, ma col reddito di cittadinanza

Riminese gestiva una casa di riposo per anziani: insieme al fratello con cui vive dovrà versare 75mila euro all’Erario.

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Percepiva il reddito di cittadinanza, ben 700 euro al mese, ma lei, sessantenne riminese, in realtà, gestiva una casa di riposo per anziani, situata in provincia di Rimini. E’ quello che hanno scoperto gli uomini della Guardia di Finanza nell’ambito dei controlli in materia di prestazioni sociali agevolate. La donna dall’aprile del 2019 incassava infatti, ogni mese 700 euro. Il suo nominativo, però figurava tra i soggetti già sottoposti a verifica fiscale proprio perché era stata indicata come legale rappresentante di una società che gestiva una casa di riposo per anziani. In più la signora, all’atto della presentazione della stessa domanda per ottenere il sussidio statale, aveva ’dimenticato’ di dichiarare che il fratello, suo convivente, svolgeva attività lavorativa come dipendente e che percepiva un regolare stipendio per circa ventimila euro all’anno. Come dire, non aveva i requisiti per beneficiare dell’aiuto economico. Ma pur di ottenere il sussidio, la sessantenne non si era fatta troppi scrupoli, sfidando la legge: aveva, infatti, utilizzato una dichiarazione sostitutiva sottoscritta dal fratello che, a sua volta, certificava di non avere alcun lavoro. Un artifizio vero e proprio per ’truffare’ l’Inps e riuscire ad avere l’aiuto economico che, in realtà, non gli era dovuto, non avendone i requisiti necessari. Ma l’inganno è stato scoperto dagli uomini della Guardia di Finanza, in particolar modo dal Gruppo di Rimini, guidato dal colonnello Vito Caradonna. Fratello e sorella sono stati così denunciati in Procura per violazione della normativa sul reddito di cittadinanza che punisce con la reclusione da due a sei anni l’omessa dichiarazione di informazioni dovute, tra cui l’eventuale attività lavorativa svolta da un componente il nucleo familiare. Contestualmente alla denuncia, i finanzieri hanno anche subito allertato la sede provinciale dell’Inps affinché disponesse l’immediata revoca del sussidio e il contestuale recupero dell’importo indebitamente ottenuto, pari ad oltre 10mila euro.

In più, in seguito all’indagine delle Fiamme Gialle, è partito l’accertamento da parte anche dell’Agenzia delle Entrate: è così emerso che i due fratelli dovranno versare 75 mila euro all’Erario per imposte evase.