LORENZO MUCCIOLI
Cronaca

In nome della giustizia. Duecento senegalesi in marcia per Dassilva: "Vogliamo la verità"

Presente anche Valeria, la moglie dell’indagato. Tra slogan, striscioni e appelli accorati, la manifestazione ha sollevato dubbi sulla solidità delle prove e sulla correttezza dell’inchiesta sull’omicidio Pierina.

Presente anche Valeria, la moglie dell’indagato. Tra slogan, striscioni e appelli accorati, la manifestazione ha sollevato dubbi sulla solidità delle prove e sulla correttezza dell’inchiesta sull’omicidio Pierina.

Presente anche Valeria, la moglie dell’indagato. Tra slogan, striscioni e appelli accorati, la manifestazione ha sollevato dubbi sulla solidità delle prove e sulla correttezza dell’inchiesta sull’omicidio Pierina.

"Verità", "giustizia". Due parole gridate con forza dalla comunità senegalese, scesa in piazza ieri pomeriggio per manifestare solidarietà e vicinanza al connazionale Louis Dassilva, il 35enne in carcere dal luglio dell’anno scorso in quanto accusato dell’omicidio di Pierina Paganelli, commesso a Rimini il 3 ottobre del 2023. Un lungo corteo pacifico, alla presenza di 150/200 persone, con slogan, cartelli e striscioni ("Niente prove, niente prigione" recitava uno), partito dalla stazione ferroviaria passando poi per il centro storico e piazza Tre Martiri, fino ad arrivare in piazza Cavour. Tanti senegalesi – uomini, donne, moltissimi giovani – arrivati non solo da Rimini ma anche da Brescia, Milano, Cesena, Fano. Tra di loro anche dei rappresentanti istituzionali: due deputati del parlamento senegalese e il sindaco di un comune del paese africano. In mezzo alla folla, è spuntata anche Valeria Bartolucci, moglie di Louis Dassilva. Una manifestazione, quella di ieri, accompagnata alla vigilia dalle critiche dei figli di Pierina Paganelli, Giuliano, Giacomo e Chiara Saponi, che avevano contestato l’utilizzo dell’immagine della madre per il volantino circolato sui social network chiedendone la rimozione.

"Questo è un atto collettivo di dignità e coraggio – ha detto Seck Papa Modou, rappresentante della comunità senegalese di Rimini –. Non chiediamo l’impossibile, ma viviamo in un paese la cui Costituzione si basa sul rispetto della persona e sulla presunzione di innocenza, fino a quando non arriva una condanna definitiva". "Quello che chiediamo – ha aggiunto – è verità. Verità fondata solo su fatti certi e libera da pregiudizi. Le indagini sono chiuse, ma troppe domande restano senza risposta, troppe ombre calano ancora su questa vicenda". "Non vogliamo cancellare le regole, ma rafforzarle – ha proseguito il rappresentante della comunità senegalese al microfono –. La giustizia dimostra di avere coraggio quando riconosce i suoi errori. La nostra è una preghiera per la trasparenza e per la dignità umana. Sappiamo quante persone in passato siano state condannate troppo in fretta. A chi ha il potere di indagare diciamo di non fermarsi: se un solo dubbio rimane, esso pesa come un macigno". L’intera piazza, all’unisono, ha quindi scandito nuovamente la parola "giustizia" per Louis Dassilva e per "Pierina Paganelli".

Il 35enne senegalese si trova ora nuovamente in carcere, dopo il ricovero all’ospedale di Rimini dovuto al peggioramente delle sue condizioni di salute a seguito della decisione di intraprendere lo sciopero della fame e della sete. Nei giorni scorsi, la Procura di Rimini ha notificato ai difensori, gli avvocati Riario Fabbri e Andrea Guidi, l’avviso di conclusione delle indagini preliminari, contestando al senegalese una serie di aggravanti, inclusa quella della premeditazione. Giovedì prossimo, intanto, il Tribunale del Riesame di Bologna sarà chiamato ad esaminare per la terza volta l’istanza di scarcerazione di Louis avanzata dal pool difensivo.

Lorenzo Muccioli