
Rimini ha il color seppia delle stampe di un’epoca in cui ancora non si usavano filtri per invecchiare le fotografie. La città è fatta di volti fieri che guardano dritto nell’obiettivo, vive di nuove scoperte e novità quotidiane, è la spensieratezza prima che arrivi l’inferno della Grande Guerra. Chi ci regala questo nuovo sguardo è Alessandro Catrani. L’avvocato riminese, bibliofilo e collezionista di fotografie storiche, ha realizzato un volume illustrato partendo proprio dalla sua collezione. ‘Gli Anni dell’Incanto. Eleganza e mondanità nella Rimini della Belle Époque’ uscirà per Panozzo Editore e verrà presentato il 25 novembre nella Sala Ressi del teatro Amintore Galli da Piero Meldini, Alessandro Giovanardi e Giovanni Martines Augusti Castracane degli Antelminelli.
Com’è nato questo libro?
"Grazie ad una acquisizione molto importante. C’erano materiali inediti pregiati che illustravano gli anni dal 1880 al 1914. A livello iconografico mostravano una Rimini sconosciuta sotto il profilo della fotografia e dei documenti. Una iconografia non solo turistica ma anche della vita della città all’epoca. La persona che mi ha lasciato tutto si è fidata e io ho voluto dedicarmi a questo capitolo in maniera approfondita. È un libro molto fotografico, con immagini che in parte avevo già ma che si sono arricchite col tempo".
Non ci sono solo fotografie. "Ci sono testi scritti da me e piccole cronache riprese da giornali e documenti dell’epoca, oltre a materiali cartacei come manifesti, locandine, biglietti di invito ai balli e tanto altro".
Quanto è durata la sua ricerca per realizzare il volume?
"Ci sono voluti 4 anni. La mia collezione ha circa 26mila pezzi originali. Ho dovuto fare una selezione, per contestualizzare e incastrare ogni cosa. Volevo dare al lettore qualcosa di unico e rivoluzionario".
Com’era Rimini in quegli anni?
"La Belle Époque era un’epoca per pochi. Anche nel libro si evidenzia il ceto alto, i primi nuclei familiari borghesi e industriali. È un’epoca che si infrange nella guerra. Rimini era bellissima, ancora intatta con i suoi palazzi storici e le famiglie importanti. La bella aristocrazia europea veniva in vacanza a Rimini. Circoli, salotti e balli erano protagonisti. La moda parigina sfilava sul corso d’Augusto, nelle feste, a teatro".
Qual è la scoperta che più l’ha convinta a fare questo libro? "La copertina ritrae una delle figure a cui ho dato finalmente risalto, la contessa Blanche Aventi Roverella di Sorrivoli. Veniva da Firenze, era attrice e di lei si innamorò un conte ferrarese vedendola in scena a Rimini. Divenne la regina dei salotti riminesi grazie alle sue amicizie in tutta Italia. Organizzava concorsi ippici, eventi di beneficenza, rappresenta alla perfezione quel tempo. Ma ci sono tante storie curiose, anche la famosa notte d’amore di D’Annunzio e la Duse a Villa Adriatica. Ho amato tutti i miei libri ma questo per me è davvero gustoso. È un dono ai miei concittadini per poterci ritrovare in questi tempi difficili". C’è un’immagine della città a cui è più affezionato?
"Appena ho finito il libro ho trovato la foto che amo di più. Risale al 1908 ed è il salone interno del Grand Hotel con tutte le dame ospiti in posa. Si vede esattamente uno spaccato d’epoca. Non si è mai vista una foto dell’interno del Grand Hotel risalente agli anni dell’inaugurazione".
Ha in mente un prossimo libro?
"Ora mi riposo ma finché avrò energia li farò. Al momento mi godo questo".
Il volume e la relativa presentazione sono inseriti fra gli eventi accreditati per sostenere Rimini come Capitale della Cultura 2026.
Debora Grossi