Incendio in piscina, indagato ristoratore

Secondo gli inquirenti, il movente del rogo sarebbe legato a rivalità economiche. Chiesto il processo per il presunto piromane

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Nella notte tra il 22 e il 23 giugno scorsi un incendio aveva completamente demolito una porzione della piscina Blu Paradise Beach di Portoverde, a Misano, devastando uffici e deposito e causando danni per circa 70mila euro. Secondo la ricostruzione degli inquirenti, dietro quel rogo non ci sarebbero però motivi di omofobia, com’era stato inizialmente ipotizzato, bensì la rivalità economica tra due operatori della zona. Per quell’incendio doloso, la Procura della Repubblica di Rimini ha chiesto il rinvio a giudizio di un ristoratore di 71 anni. L’udienza preliminare si terrà davanti al gup di Rimini il 9 maggio del 2023. Stando alle indagini dei carabinieri, che nel giro di qualche giorno erano arrivati all’identificazione del presunto piromane, il movente sarebbe stato legato all’invidia per il successo del bar della piscina frequentato da clientela giovane.

Nel corso di una perquisizione, i militari della compagnia di Riccione avevano ritrovato nelle disponibilità del ristoratore una tanica per la raccolta di olii alimentari simile a quella utilizzata per dar fuoco ai locali della piscina. A ciò si aggiungerebbe la presenza di un video di sicurezza, in possesso degli inquirenti, che mostrerebbe il ristoratore a volto scoperto raggiungere una telecamera e oscurarla con del nastro adesivo. "Il mio cliente nega ogni addebito – ha detto l’avvocato del ristoratore, Isabella Giampaoli del Foro di Pesaro –. Anzi riferisce di ottimi rapporti umani con il vicino. Quelle taniche per l’olio sono in uso a quasi tutti i ristoranti in zona. E poi ricordiamo che c’erano già state altre minacce ed episodi diversi verosimilmente collegati all’omofobia". Alla matrice omofoba, poi smentita dalle indagini dei carabinieri di Riccione coordinati dal sostituto procuratore Luca Bertuzzi, aveva chiaramente fatto riferimento pubblicamente il gestore della piscina subito dopo l’incendio. "E’ stato un gesto omofobo. Sono anni che va avanti così solo perché sono gay. La nostra è un’attività economica, ma da sempre siamo impegnati a promuovere valori di rispetto, inclusione, tolleranza", aveva raccontato a giornali e tv, Davide Piccioni, il gestore della piscina che poi su internet aveva lanciato una raccolta fondi per ricostruire l’impianto. A far propendere, almeno in una fase iniziale, per la pista omofoba anche il fatto che Piccioni avesse ricoperto in passato la carica di presidente del circolo Arcigay di Riccione. In occasione del mese del Pride, inoltre, il gestore della piscina aveva appeso fuori dall’impianto delle bandiere con i colori del movimento Lgbtq. Lo stesso gestore aveva inoltre raccontato agli inquirenti di aver ricevuto in passato delle telefonate anonime con allusioni di natura omofoba.

Lorenzo Muccioli