LORENZO MUCCIOLI
Cronaca

Inchiesta su tifo e criminalità. I rapporti tra i fratelli Lucci e l’imprenditoria romagnola

Uno dei capi ultras di Milano lavorava per un’azienda di Rimini

Uno dei capi ultras di Milano lavorava per un’azienda di Rimini

Uno dei capi ultras di Milano lavorava per un’azienda di Rimini

Un filo sottile tra la Riviera e i fratelli Francesco e Luca Lucci, coinvolti nell’inchiesta "Doppia Curva". È quanto emergerebbe dalle verifiche antimafia avviate dalla Prefettura su un’azienda con sede a Rimini che per anni ha avuto in appalto la riparazione dei mezzi dei carabinieri, della questura, della polizia locale di diversi Comuni, e dell’Ausl. Azienda che per un certo periodo avrebbe avuto, tra i suoi dipendenti, proprio Francesco Lucci (foto). Quest’ultimo a Milano è stato condannato a 5 anni e mezzo perché ritenuto insieme al fratello Luca, leader della Curva Sud, capo e promotore dell’associazione per delinquere. Luca Lucci, accusato anche di essere stato il mandante dell’agguato a Enzo Anghinelli per risolvere una presunta faida di potere per il controllo della curva, ha avuto invece una condanna a 10 anni. Secondo le verifiche della Digos di Rimini e quindi della Prefettura, Francesco Lucci sarebbe stato assunto dal titolare della ditta riminese, un 34enne di origine palermitana, e con un’auto della società il fratello Luca sarebbe andato a San Siro per Milan-Torino, il 17 agosto dell’anno scorso. La verifica antimafia sull’azienda era stata chiesta alla Prefettura dall’Ausl Romagna proprio per l’appalto di riparazione mezzi. Nel novembre scorso quindi la Prefettura aveva spiegato che c’era un pericolo di infiltrazione della criminalità organizzata e condizionamento e concedeva 20 giorni alla ditta per presentare osservazioni. La società, difesa all’avvocato Maurizio Ghinelli, dopo l’audizione in Prefettura ha ottenuto di poter accedere a quella che si chiama tecnicamente "collaborazione", una misura di sei mesi, prevista per legge per evitare che un’impresa, sospettata di infiltrazioni mafiose, riceva un’interdittiva. "È importante precisare – chiarisce l’avvocato Ghinelli – che allo stato attuale l’azienda non è sottoposta ad interdittiva e che si sta impegnando per assolvere pienamente alle disposizioni concordate insieme alla Prefettura. Uno dei soci dell’azienda ha conosciuto Francesco Lucci in quanto entrambi accomunati dalla passione per il calcio e dal tifo rossonero oltre che dalla frequentazione degli ambienti legati allo stadio. Per un certo periodo, Lucci è stato assunto con contratto a tempo determinato come rappresentante di zona per la Lombardia della società. A seguito della comparsa delle prime notizie riguardanti gli arresti, e quindi prima ancora dell’intervento della Prefettura, Lucci è stato sospeso e successivamente licenziato dall’azienda, che tiene a ribadire la propria estraneità rispetto alle accuse mosse contro i fratelli Lucci ".