Rimini, 14 aprile 2025 – "E' altamente probabile che proprio Dassilva sia l'assassino di Pierina Paganelli". Lo aveva scritto nella misura cautelare del 16 luglio scorso e lo ha ribadito, otto mesi dopo, anche nel provvedimento con cui oggi il gip Vinicio Cantarini ha rigettato la richiesta di revoca di misura cautelare in carcere nei confronti del 35enne senegalese.

Un rigetto dai toni perentori, condensati in quasi 80 pagine di ordinanza in cui vengono presi in esame vecchi e nuovi elementi dell'inchiesta, oltre alla lettura che di essi viene fatta dalle parti: procura e avvocati difensori di Dassilva. Un compendio di perizie di parte, di raffronti su passi, utilizzi di cellulari, riscontri parola per parola rispetto alla testimonianza-fiume di Manuela Bianchi acquisita in incidente probatorio.
Tutti elementi che il gip riassume a conclusione della lunga disamina, considerando che "non può condividersi la tesi difensiva perché muove un'ipotesi alternativa congetturale (...); pretende di svalutare la credibilità di Manuela ricorrendo a pregiudizi morali proponendo una lettura del vissuto familiare della testimone e della relazione con Louis che distorce la realtà dei fatti come emersa dall'esame di Manuela, ravvisando poi - conclude sempre il giudice - incoerenze ed illogicità nel narrato del tutto apparenti e spiegabili ed infine offre una interpretazione dei dati tecnici in parte errata".
Considerazioni granitiche che seguono a una serie di considerazioni per comporre ciò che il giudice indica come "il mosaico di indizi raccolti a carico di Dassilva". Indizi che spazierebbero dal fatto che "Dassilva conosceva i movimenti di Pierina e poteva vederla dalla finestra nel momento in cui rientrava e scendeva lungo la rampa". Il gip considera dunque che "la possibile presenza di Dassilva nel garage nei momenti in cui Pierina venne uccisa è stata accertata dal perito fonico Perino, il quale ha identificato una voce maschile attribuita all'indagato nei momenti delle urla di Pierina".

Un riconoscimento che però, precisa il giudice, "allo stato non ha valenza scientifica e andrà meglio verificato". C'è però una testimonianza, quella di Manuela Bianchi, nuora di Pierina ed ex amante dell'indagato, che il giudice ritiene "credibile" e "riscontrabile" da "dati oggettivi" come le perizie foniche della mattina del ritrovamento del cadavere; "i passi registrati sul cellulare di Manuela e le tempistiche del racconto".
Oltre a ritenere non solo che Dassilva "aveva un movente", ma anche che "il rifiuto del confronto con Manuela, l'assoluto silenzio di fronte a Manuela (...); zoppia accentuata dopo il delitto; consegna non esatta dei vestiti indossati quella sera; intercettazioni di colloqui in carcere con la moglie Valeria: corroborano l'ipotesi accusatoria".
Parole come macigni per la posizione di Louis Dassilva, la cui "presenza nel garage (così rivelò Manuela Bianchi nel corso dell'interrogatorio del 4 marzo, ndr) senza essere stato avvertito da nessuno conferma che Dassilva era a conoscenza della presenza del cadavere, perché era stato lui ad uccidere la povera Pierina - spiega sempre il gip Vinicio Cantarini -; tutto quanto raccomandato di fare/dire a Manuela aveva come scopo allontanare da sé i sospetti e giustificare la sua presenza sul posto".
La ‘partita’ per la scarcerazione di Dassilva però è tutt'altro che finita. Al momento il senegalese rimane dunque in carcere, ma giovedì alle 9.30 si terrà una nuova udienza davanti al Tribunale del Riesame a seguito della richiesta della Cassazione di fornire motivazioni più puntuali all'avvallamento della conferma della misura cautelare nei confronti dell'indagato. Un rinvio, va detto, avvenuto comunque in tempi antecedenti alla nuova ordinanza emessa oggi dal gip del Tribunale di Rimini.