Rimini, infermiera No vax torna al lavoro: "Rientro a testa alta"

Lara Lorenzoni dopo il reintegro in ospedale a Santarcangelo: "La mia unità non mi ha schernita. Per chi è a casa da oltre un anno senza stipendio questo anticipo di due mesi è importantissimo"

Santarcangelo (Rimini), 5 novembre 2022 - Sanitari non vaccinati al lavoro: è il rientro della discordia. Politica, ideologica, più che umana. Poiché dopo lo sblocco dell’impasse per circa 30 medici e 65 infermieri sul nostro territorio a seguito dell’accelerata disposta dal neo ministro alla Salute Orazio Schillaci rispetto alla data del primo gennaio, fissata dal precedente esecutivo, lo tsunami di critiche e polemiche "non trova sempre il fianco degli ambienti di lavoro". È questo quanto testimonia Lara Lorenzoni, infermiera riminese di 47 anni, che lavora all’ospedale di Santarcangelo e che è stata tra i sanitari non vaccinati più fortunati, essendo rientrata a lavoro in anticipo a seguito della guarigione dal Covid lo scorso gennaio. "Ma in questi giorni ho vissuto come se fosse il mio il rientro dei tanti colleghi che, come me, non si sono vaccinati e ora, anche dopo 13 mesi di sospensione a stipendio zero, sono potuti tornare a fare il proprio mestiere".

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L'infermiera no vax Lara Lorenzoni torna al lavoro in ospedale a Santarcangelo
L'infermiera no vax Lara Lorenzoni torna al lavoro in ospedale a Santarcangelo

E l’accoglienza come è stata da parte di quei colleghi che invece hanno scelto di vaccinarsi?

"Per quanto riguarda il mio ambiente lavorativo, la mia unità ( Lara è infermiera di sala operatoria a Santarcangelo, ndr ) , ho la fortuna di operare al fianco di grandi professionisti e bravissime persone, che mai hanno messo in discussione la mia professionalità in funzione di una mia scelta personale".

Nessun borbottio o canzonatura?

"Non internamente alla mia unità se non qualche appellativo scherzoso. È chiaro però che nell’ambiente ospedaliero ci siano state manifestazioni di sdegno, anche nei miei confronti, alcune offese. Più in generale so di atteggiamenti ritorsivi".

E questo come l’ha fatta sentire?

"Ho sempre difeso e difendo ancora il mio pensiero, che ritengo inviolabile in quanto tale. E con questa consapevolezza ho sempre accettato le conseguenze, pur non negando mai il Covid, lavorando anche nel momento più duro nella Rianimazione dell’ospedale di Rimini ed essendo vaccinata contro le altre malattie. Purtroppo si tende spesso a fare di tutta l’erba un fascio".

Non è così dice?

"Assolutamente no. Io sono fortunata. Perché non ho mai sentito come messa in discussione la mia professionalità di infermiera, che da 28 anni lavora con dedizione negli ospedali del servizio sanitario pubblico. Ma so che capita ed è un peccato vedere come ci siano ancora due pesi e due misure".

Nonostante non sia vaccinata, al suo rientro quindi non ha visto modifiche nel suo lavoro quotidiano? Come ad esempio restrizioni nel contatto coi pazienti?

"Nessun demansionamento, no. E nessuna multa, essendo io under 50".

Quindi come valuta la scelta governativa di anticipare il rientro del personale sanitario non vaccinato al lavoro?

"Assolutamente positiva. Sembra una sciocchezza, ma per persone a casa senza stipendio da oltre un anno, anche solo due mesi di reintegro anticipato fanno la differenza. E lo fanno anche per chi, come me, a breve si sarebbe vista scadere il Green pass. Avrei perciò rischiato di venire sospesa di nuovo".

E per quanto riguarda lo scontro, politico e ideologico, sul fatto di negare il passato con questa reintegrazione, cosa ne pensa?

"Nessuno credo neghi il passato, ma è necessario ora guardare al futuro, con uno sguardo positivo. Continuare a perpetrare un clima di paura e restrizioni è assolutamente eccessivo".