Rimini, insetti e capelli imbustati nell’insalata

A processo una ventina di dipendenti di una società agricola. Sono anche accusate di aver rubato due tonnellate di verdura

Foto di repertorio

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Rimini, 26 novembre 2022 - Secondo la ricostruzione degli inquirenti, avrebbero gettato dentro i macchinari per la lavorazione e il confezionamento dell’insalata ogni genere di schifezza: ragni, cavallette, ciocche di capelli, mozziconi di sigaretta e persino pezzi di metallo pur di sabotare l’azienda per la quale lavoravano. Nei guai erano finite le lavoratrici cinesi di una grossa società agricola della provincia, distributrice di generi alimentari in tutti i più grandi supermercati sparsi per l’Italia, creando un danno immenso alla società che dava loro un’occupazione stabile.

A processo, davanti ai giudici del Collegio di Rimini, sono finite complessivamente in 24. Tre di loro (una operaia cinese, quella che era considerata la ‘capa’ del gruppetto, è difesa dagli avvocati Massimiliano Cornacchia e Gilberto Gianni), devono rispondere di adulterazione e contraffazione di sostanze alimentari. Tutte, invece, sono imputate di turbata libertà del commercio e del furto di oltre mille piatti pronti, 1.300 bottiglie di succo di frutta biologico e più di due tonnellate di porri, oltre ad una quantità non meglio precisata di ortaggi assortiti.

Per 23 di loro, il pubblico ministero Annadomenica Gallucci ha chiesto l’assoluzione. Quattro anni e 900 euro di multa è invece la richiesta di condanna a carico della 24esima imputata, quella considerata la ‘capa’ del gruppo. Secondo la difesa, non vi sarebbero elementi sufficienti per provare il suo coinvolgimento diretto nei diversi episodi che vengono contestati: di qui la richiesta di assoluzione.

A far partire l’inchiesta erano stati, alla fine del 2016, i supermercati della provincia che avevano segnalato molte proteste da parte dei loro clienti per gli ‘oggetti’ rinvenuti nelle confezioni di verdura già lavata e pronta per il consumo. I casi erano diventati tanti, troppi per essere una semplice svista.

I dirigenti delle due società interessate alla vicenda avevano subito sporto denuncia e, su delega del pubblico ministero, avevano ottenuto l’autorizzazione ad installare ben 64 telecamere all’interno dei locali dove avveniva l’intero ciclo di lavorazione dell’insalata. Tre gli episodi finiti sotto la lente di ingrandimento degli inquirenti a seguito dell’analisi dei filmati. In una delle riprese si vede una delle lavoratrici cinesi gettare una ciocca di capelli nei macchinari, negli altri due le colleghe intente a prelevare verdura scartata e riposizionarla tra le confezioni pronte per la distribuzione. Diverse le richieste di risarcimento pervenute alla società distributrice dopo che i clienti si erano ritrovati nel piatto, oltre all’insalata, anche oggetti tutt’altro che commestibili.