Intasca aiuti Covid "non dovuti" La Finanza gli sequestra tre milioni

Denunciato un imprenditore riminese di 38 anni, titolare di una società di recupero crediti

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Il premier Conte, nel presentare il decreto iquidità, aveva parlato di una vera e propria "potenza di fuoco". Di quella potenza di fuoco si sarebbe approfittata, secondo la ricostruzione fatta dagli investigatori del comando provinciale della Guardia di Finanza di Rimini, una Spa riminese attiva nel campo dell’acquisto, gestione e recupero dei crediti, allo scopo di ottenere dalla banca un prestito di 3 milioni di euro attraverso un finanziamento garantito dallo Stato. Garanzia che era stata pensata e voluta dal Governo appositamente per aiutare le imprese in crisi di liquidità duramente colpite dall’emergenza Covid durante il periodo del lockdown.

Nei giorni scorsi i militari delle Fiamme Gialle, coordinati dal sostituto procuratore Paola Bonetti, hanno dato esecuzione ad un sequestro emesso dal gip del tribunale di Rimini per un importo totale di 3 milioni di euro, depositati sui conti correnti dell’azienda. Nei guai è finito il legale rappresentante della società, un riminese di 38 anni, denunciato per indebita percezione di erogazioni pubbliche (reato che prevede una pena fino a tre anni). Il fondo era stato previsto per sostenere le imprese che versavano in difficoltà economica a seguito della sospensione delle attività durante la prima ondata della pandemia. Con questa misura, lo Stato garantiva i finanziamenti erogati dagli istituti di credito superando le difficoltà di accesso al credito riscontrate da molte aziende alle prese con i conti e gli stipendi da pagare. Di fatto, in questo modo le aziende hanno avuto la possibilità di accedere al credito a condizioni non ordinarie di mercato, poichè gli istituti non hanno dovuto valutare quello che viene definito "merito creditizio".

Tutto è partito da un controllo sulle società che hanno potuto beneficare dell’agevolazione. Gli specialisti del nucleo di polizia economico-finanziaria hanno individuato una società che aveva ottenuto, nel luglio del 2020, la somma, poi sequestrata, dichiarando che l’attività esercitata era stata sospesa a causa della pandemia. Al contrario, trattandosi di un’agenzia di recupero crediti, sostengono i finanzieri, la società aveva potuto legittimamente operare durante il periodo della pandemia.

Gli avvocati che difendono il 38enne, Simone Angelini Mattei e Giovanni Orciani, hanno annunciato la volontà di presentare richiesta di dissequestro della somma e un’istanza al tribunale del Riesame. L’imprenditore si è detto pronto a dimostrare la propria buona fede e che l’impresa di cui è legale rappresentante era in possesso dei requisiti per accedere alla garanzia statale: tutto sarebbe nato, sostiene, da un errore burocratico e da un’errata trasmissione dei dati da parte dell’istituto di credito che ha concesso il finanziamento.

"Nell’attuale periodo storico, caratterizzato dalla grave crisi economica in cui versa il sistema economico del Paese a seguito delle restrizioni imposte dalla necessità di contrastare la pandemia da Covid – si legge in una nota del comando provinciale delle Fiamme Gialle di Rimini - l’attività di polizia economico-finanziaria della Guardia di Finanza è costantemente orientata prevalentemente al contrasto delle condotte illecite e fraudolente e a tutti i casi di indebita percezione delle risorse pubbliche, al fine di assicurare che le erogazioni dello Stato siano realmente destinate alle famiglie e alle imprese che versano in un reale stato di necessità".

Lorenzo Muccioli