Jamil Sadegholvaad: "Io, il sindaco con il nome strano". Così Rimini sa aprirsi al mondo

Padre persiano (e musulmano), mamma di Coriano, moglie brasiliana: "Multietnici e integrati"

Jamil Sadegholvaad, 49 anni, la sera della vittoria con la moglie Katia e la figlia

Jamil Sadegholvaad, 49 anni, la sera della vittoria con la moglie Katia e la figlia

Rimini, 6 ottobre 2021 - "Com’è che si pronuncia esattamente il nome?". Lui, Jamil Sadegholvaad, ha perso il conto di quante volte nella vita gli hanno rivolto questa domanda. "E comunque io sono riminesissimo. Sono nato e ho sempre vissuto a Rimini, mia madre è di Coriano (paese a dieci chilometri dalla città)". Eppure, quel nome... A qualcuno sembrava un azzardo candidare a sindaco uno con quel nome "strano". Sadegholvaad è riuscito a superare non solo i rivali, ma anche la diffidenza e lo scetticismo che resistevano tra diversi compagni del Pd. Vittoria al primo turno con il 51% per il neo sindaco di Rimini, erede di quell’Andrea Gnassi di cui è stato per dieci anni assessore. Quarantanove anni, una laurea in Scienze politiche a Bologna, la storia di Jamil è quella di una famiglia multietnica e "perfettamente integrata". Il papà è persiano, la compagna brasiliana. E per questo molti l’hanno paragonato al sindaco di Londra, Sadiq Khan, di origini pakistane.

Ci racconta come suo padre è arrivato in Italia?

"Mi piace ripercorrere la storia, perché è comune a tanti riminesi. Mio padre studiava in Germania, all’epoca, e decise di venire in vacanza a Rimini perché tanti tedeschi gliene avevano parlato bene. Conobbe mia madre, si innamorarono e lui si trasferì a Rimini".

Quando lei ha rotto gli indugi e si è candidato, a fine gennaio, si è presentato ai riminesi come "l’assessore con il nome strano". Adesso che è diventato sindaco, è un po’ meno strano?

"Vado fiero del mio nome e delle mie origini persiane, così come dei valori che mio padre ha trasmesso a me e ai miei fratelli. Quella battuta sul nome strano mi è venuta poche ore prima di annunciare la candidatura... Un po’ serviva rompere il ghiaccio, un po’ perché molti mi chiamano solo Jamil perché faticano a pronunciare il cognome".

C’era chi temeva che "il nome strano" fosse un ostacolo per la sua elezione. Lo temeva anche lei?

"Il nome sarà anche strano, ma a Rimini mi conoscevano già in tanti, ben prima che mi candidassi. Ho fatto le scuole qui. Sono stato anche rappresentante d’istituto al liceo, e quella è stata la mia prima esperienza politica. Prima di entrare nella giunta di Gnassi ho ricoperto il ruolo di assessore provinciale. Per i riminesi non sono un volto nuovo. E poi, contavo molto su una delle cose che mi rendono più orgoglioso di Rimini".

Quale?

"Siamo diventati la capitale del turismo grazie alla nostra capacità di accogliere gli altri. Rimini è una città ospitale e aperta al mondo".

Non ha mai subito qualche episodio di razzismo, per colpa di quel "nome strano"?

"Quand’ero ragazzino c’è stato chi mi ha fatto battute infelici, tipo: tornatene al tuo paese. Ma è finita lì. La mia storia personale è quella di una famiglia "perfettamente integrata". Mio padre è musulmano, io sono cattolico, ma a casa non si è mai litigato per questioni religiose. Quando mi beccavo una ramanzina era perché non avevo riordinato la stanza. E lo stesso accade con la mia compagna, che è brasiliana: capita di discutere, come a ogni coppia... Ma le differenze tra noi sono una ricchezza, non un problema".

Avete una figlia, Jasmine. Che cosa le urlava lunedì sera, durante la festa in piazza?

"Era felice... Mi ripeteva: papà, papà, hai visto che fanno tutti festa per te!".

Con Gnassi avete festeggiato fino a tardi. Essere il suo erede sarà più onore o un onere?

"Gnassi lascia un’eredità straordinaria ai riminesi, resterà nella storia. Voglio dimostrare di poter essere alla sua altezza".

I rivali sostengono che Gnassi continuerà a dare ordini...

"Andrea è stato un maestro, ed è un amico. E a un amico, quando hai bisogno, chiedi un consiglio. Ma oggi apriamo una pagina nuova per Rimini".