Pestaggio al parcheggio, Kevin esce dal coma e chiede: "Babbo, perché sono stato aggredito?"

Continua a non vedere, risponde con sempre maggior puntualità agli stimoli esterni e alle domande

Kevin Fiore, il 22enne in coma dopo l'aggressione

Kevin Fiore, il 22enne in coma dopo l'aggressione

Rimini, 27 agosto 2015 - «Babbo, ma perché quei due uomini mi hanno aggredito, perché?». Kevin Fiore non riesce a spiegarsi il motivo del pestaggio che l’ha fatto finire in coma. Il 22enne era stato picchiato tre settimane fa nel piazzale dell’aeroporto Fellini. Tre giorni è stato trasferito al Centro di riabilitazione ‘San Giorgio’ a Ferrara. Kevin - che continua a non vedere - risponde con sempre maggior puntualità agli stimoli esterni e alle domande che gli rivolgono genitori, parenti e sanitari.

Cosa ricorda del pestaggio?

«Non ricordo niente di quella giornata – racconta ai genitori che l’assistono nella riabilitazione che durerà dai sei agli otto mesi –. Ero uscito una sera con i miei amici, a fine luglio, e siamo andati al pub». Ma più niente da quel drammatico pomeriggio del 5 agosto, quando suo padre Giovanni è stato picchiato da due uomini che poi hanno continuato il pestaggio nei confronti di Kevin, accorso per aiutare il babbo, e dell’altro figlio Gary Quest’ultimo se l’è cavata con qualche graffio.

Cosa farà quando starà meglio?

«Quando potrò uscire dall’ospedale – dice Kevin dal letto del ‘San Giorgio’, dopo aver fatto passare alcuni secondi dalla domanda, forse per riordinare le idee e tentare di capire bene il senso di quello che gli viene chiesto – voglio andarmene da Rimini e dall’Italia. Non voglio più saperne nè della Romagna nè della Puglia (il padre Giovanni è originario di Bari, mentre la mamma Paola è di Bellaria). Basta».

Dove vuoie andare?

«Vorrei trasferirmi in Venezuela, nella nostra casa».

Si tratta di un’abitazione – spiega il papà di Kevin che ci ha vissuto per sette anni – di proprietà di mio zio, con un ristorante annesso, nell’Isla Grande. «E’ sempre piaciuta tantissimo a Kevin – dice Giovanni –, io l’ho comprata da mio zio. E se vuole andare lì io andrò con lui, il resto non mi interessa, l’importante è che mio figlio sia qui, dopo che l’avevano dato praticamente per morto». «Noi speriamo anche che possa tornare a vederci – conclude Fiore –, negli ultimissimi giorni ha dato segnali confortanti anche in questo senso, intravvedendo delle ombre. E le risonanze magnetiche sono positive. Ma per adesso a me, mia moglie e i suoi fratelli e i parenti ci riconosce dopo averci toccato il viso».