Cento voci per Kevin Fiore: amici e parenti lottano per il 22enne in coma

E per la prima volta il giovane ha mosso le labbra

Kevin Fiore, il 22enne in coma dopo l'aggressione

Kevin Fiore, il 22enne in coma dopo l'aggressione

Rimini, 10 agosto 2015 - Cento voci per risvegliare Kevin. Una commovente catena di solidarietà quella che si è attivata ieri al capezzale di Kevin Fiore, il 22enne finito in coma dopo la brutale aggressione subìta mercoledì nel parcheggio dell’aeroporto ‘Fellini’. Amici, ex compagni di scuola, conoscenti e naturalmente famigliari e parenti sono entrati uno per volta - come da regolamento - nella stanza del Reparto rianimazione dell’ospedale ‘Infermi’, ed hanno parlato all’amico. E ieri pomeriggio, per la prima volta, Kevin ha mostrato qualche segno di reazione. «Sono stata la prima a entrare – racconta Vanessa –, gli ho detto ‘Ci manchi, ti devi svegliare, vogliamo uscire con te, andare a divertirci’». «E ancora: ‘tu sei quello che dà sprint a tutto il gruppo, abbiamo bisogno di te’». «Gli ho parlato per una decina di minuti. A un certo punto lui ha mosso le labbra. E’ stata un’emozione fortissima, stavo per mettermi a piangere».

E’ commossa Vanessa, come gli altri amici arrivati da Misano, Rimini, Riccione, Savignano, Ravenna... Sono Michael, Oscar, Alessia, Martina, Alessio, Ilaria, Tania e tanti altri. «Rivogliamo il nostro amico, e siamo qui per aiutarlo», dicono in coro. Sollecitato da altre voci, Kevin per un momento ha anche sollevato le palpebre. L’idea del ‘coro’ è stata di Gary, il fratello 19enne di Kevin, spiega la mamma Paola Masciantonio. «Tutti i medici ci hanno detto che servono degli stimoli, così Gary ha chiamati i ragazzi. Io e mio marito poi abbiamo chiesto e subito ricevuo messaggi vocali attraverso Whtsapp da tanti parenti che abbiamo in Italia e all’estero, dall’Australia agli Stati Uniti al Venezuela. Anche loro ci stanno aiutando con tutto il cuore». Ma dal punto di vista clinico la situazione del giovane resta «stazionaria», e la prognosi riservata. «Mentre la Tac non aveva dato riscontri – racconta il papà, Giovanni Fiore – la risonanza magnetica fatta sabato, ci dicono i medici, mostra danni al cervello. Non possono dire ora se con conseguenze alla parola, alla mobilità o altro. Io e mia moglie volevamo portarlo in un centro specializzato con l’elicottero, ma ci hanno spiegato che non è operabile, lo tengono in ipotermia. Ci hanno detto che la cosa migliore è procurargli emozioni, parlargli. Bisogna che si svegli...» Piange il padre di Kevin. Non ce la fa più. Da giorni cerca di tenere duro, ma è difficile. «Prego il Signore – continua con un filo di voce –. Spero che il cuore mi regga. Mi auguro che si svegli... è così giovane... Ho sbagliato a metterlo a lavorare con me così presto... doveva divertirsi di più con i suoi coetanei».