‘Miracolo’ di Ferragosto: Kevin Fiore si sveglia dal coma

Il giovane risponde a parenti e amici, ma non ha ancora riacquistato la vista

Kevin Fiore

Kevin Fiore

Rimini, 18 agosto 2015 -  Il 'miracolo' si è realizzato a Ferragosto. Kevin Fiore, il 22enne finito in coma dopo la brutale aggressione subìta due settimane fa nel parcheggio dell’aeroporto, da sabato mattina risponde alle domande. Risponde con parole o stringendo una mano. E ha iniziato a parlare, seppure in maniera confusa. Sembra essere dunque servita la ‘terapia delle parole’ messa spontaneamente in atto da genitori, fratelli, parenti e amici del ragazzo in queste giornate drammatiche.

«Kevin si è risvegliato sabato mattina – racconta il padre Giovanni –. Quando siamo arrivati in ospedale nel primo pomeriggio ci hanno dato la bella notizia». Il ragazzo è anche stato stubato, ma i medici mantengono riservata la prognosi. «Il primo giorno tentava di rispondere alle nostre domande e agli stimoli – continua Giovanni Fiore – ma più che altro mugolava. L’indomani parlava, anche se non chiaramente. Ha subito chiesto di me: ‘il babbo, il babbo’, diceva. I medici ci hanno spiegato che la sua mente è rimasta al giorno del pestaggio, al momento in cui ha tentato di difendermi, finendo in coma sotto il colpi dei due aggressori. Ha lasciato la sua vita in quel momento».

«Dopo che ha chiesto di me, poiché non ci vede – prosegue il padre nella toccante testimonianza – gli ho preso una mano e me la sono appoggiata sul volto, perché mi riconoscesse. Così è stato, la pressione gli è andata a 220, e il battito cardiaco a 160. Ha iniziato a piangere, a singhiozzi. E io con lui. ‘Tutto a posto’, gli ho detto. Poi sono entrati la mamma, i suoi fratelli, gli amici». Resta da valutare il possibile danno cerebrale subìto dal 22enne, per i minuti di arresto cardiaco nei quali non è arrivato sangue al cervello. Andranno indagate alcune funzioni cognitive. «La cecità è una brutta cosa, ma l’importante è che sia tornato», si commuove il padre. «Kevin è sempre stato piuttosto taciturno – racconta –, adesso parla continuamente. I medici ci hanno detto che è stata colpita la parte del cervello che controlla le inibizioni. Al momento ci parlano di otto mesi per la sola ribilitazione in ospedale».

«Kevin adesso parla anche se confusamente – aggiunge Brian, il terzo fratello, il più piccolo –. Pensa di essere un meccanico, e di aggiustare delle moto». Un ‘miracolo’ dovuto naturalmente ai sanitari, ma anche ai famigliari e ai tantissimi amici - tra gli altri Alessia, Martina, Michael, Oscar, Alessio, Ilaria, Tania - che con le loro voci lo hanno strappato dalle grinfie del coma.