L’estate nera delle disco "Ho già perso 5 milioni"

Parla Enrico Galli, gestore di alcuni dei più noti locali della Riviera "Se resta in vigore il divieto di ballare, lo Stato dovrà risarcirci"

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di Manuel Spadazzi

Di riaprire l’Altromondo o il Cocoricò come ristoranti non se parla. "Non è il mio mestiere e non credo che i ragazzi verrebbero per mangiare con un deejay che suona ai tavoli". A Enrico Galli, come ai colleghi che gestiscono gli altri locali della riviera, non resta che aspettare. Se il governo decidesse di rinviare l’apertura dei locali da ballo oltre il 7 ottobre?

"Allora diventerà un bel problema. Lo è già, molti di noi hanno cercato di resistere – sottolinea Galli – ma siamo oggettiviamente una delle attività più colpite dal Covid. Se lo stop proseguirà, molte aziende del settore rischiano di non rialzarsi più".

E’ anche il suo caso?

"Io sono un inguaribile ottimista per natura, ma la situazione è diventata complicata. L’Altromondo ha fatto l’ultima serata ’vera’ a fine febbraio. Abbiamo tentato di barcamenarci con qualche concerto durante l’estate, poi è arrivato lo stop definitivo a Ferragosto. Il Cocoricò, dove siamo un po’ in ritardo con i lavori, non ha mai aperto i battenti. E’ saltata completamente la programmazione della Rimini beach arena sulla spiaggia dell’ex colonia Bolognese. Non è facile andare avanti quando non incassi un euro per mesi e intanto continuano ad arrivare le bollette".

L’ultima?

"La tassa rifiuti di Rimini per l’Altromondo. Dobbiamo pagare oltre 10mila euro".

Quanto ha perso in questa stagione, a causa dei divieti imposti dall’emergenza sanitaria?

"Tra i mancati incassi dell’Altromondo e della Rimini beach arena, e quelli che avrebbe potuto fare il Cocoricò, siamo a circa 5 milioni di euro. Ma c’è un altro dato significativo che andrebbe ricordato a chi dovrà decidere se sia il caso di riaprire le discoteche. Quest’estate, tra i locali e l’arena di Miramare, avremmo dato lavoro a 500 persone, tra collaboratori fissi, saltuari, lavoratori con partita Iva e le varie agenzie esterne a cui ci affidiamo per vari servizi".

I dipendenti sono in cassa integrazione?

"Quelli diretti sì, anche se non sono tanti. Ma pensiamo anche agli altri. In molti casi campano facendo due o tre mestieri. Anche per loro è stato un duro colpo".

Domani, l’ha annunciato Indino del Silb, ci sarà un incontro con il ministro Patuanelli. Cosa si aspetta?

"Io mi auguro che il governo si metta una mano sul cuore e pensi finalmente anche a noi. Il mondo della notte ha pagato a caro prezzo questa situazione. Se si deciderà che dobbiamo restare chiusi per ragioni di sicurezza sanitaria, allora si stabilisca un risarcimento per le discoteche. Non possiamo continuare a navigare a vista".

Si è pentito dell’investimento sul Cocoricò?

"No. Stiamo andando avanti coi lavori. Quando riaprirà sarà una bella sorpresa per tutti. Il problema è solo uno: quando?"