La cinquecentina torna a casa dopo quattro secoli

‘Aquilea distrutta’ appartiene al montescudese Belmonte Cagnoli. L’opera è stata rinvenuta in Spagna dallo studioso Maurizio Taormina.

La cinquecentina torna  a casa dopo quattro secoli
La cinquecentina torna a casa dopo quattro secoli

Sembra sia stata pagata tremila sterline, la cinquecentina ritrovata circa un anno e mezzo fa in Spagna da Maurizio Taormina, lo studioso che dopo lunghe peripezie e ricerche l’ha riportata lì, proprio dove il suo autore era nato. Aquilea Distrutta appartiene infatti all’illustre Belmonte Cagnoli, montescudese doc, nato nel 1565, e formatosi studiando legge fra Rimini e Forlì. Un giallo, insomma, di una cinquecentina nascosta in biblioteche e scaffali antiquari di mezza Europa per oltre 400 anni, ritornata alla città per restituire degnamente storia e cultura dei riminesi. Nel dettaglio, si tratta della pregevolissima stampa della prima edizione del poema epico-cavalleresco Aquilea Distrutta, scritto, appunto, da Belmonte Cagnoli. La notizia del ritrovamento è stata svelata al pubblico ieri, nel salotto circolare del Laboratorio aperto Rimini Tiberio, a cui hanno partecipato, fra gli altri, anche il sindaco di Montescudo, Gian Marco Casadei. Per l’occasione il primo cittadino ha sottolineato "l’importanza con cui l’amministrazione mira a mantenere viva la memoria di personalità celebri montescudesi come Belmonte".

"Abate, poeta, accademico e cortigiano – ha raccontato Taormina – Belmonte mostrava una personalità insoddisfatta e irrequieta, in perfetta sintonia con lo spirito del tempo. Fuggì, non a caso, a Roma, su minaccia dei familiari di una gentil donna che si era invaghita di lui". Aquilea Distrutta poi venne data alle stampe durante il periodo di servigi del Belmonte alla corte della Serenissima Repubblica di Venezia. La pregevole stampa della prima edizione risale al 1625, ad opera dello stampatore ufficiale veneziano, Francesco Baba. "Lo splendore dell’opera non giustifica l’oblio nel quale è stata finora confinata – aggiunge Taormina – Moderna e accattivante, con tratti di singolare originalità, anche rispetto ai ‘grandi’ e noti della letteratura epico-cavalleresca, l’opera si dota di venti capitoli densi che parlano del conflitto tra Occidente e Oriente, e della distruzione di Aquileia da parte degli Unni di Attila". Ma l’opera parla anche di Rimini e, in una parte, racconta la storia dei cognomi delle famiglie riminesi: "Forse metteremo in forma teatrale anche quel capitolo" annuncia con orgoglio Taormina. Intanto, c’è un primo adattamento dell’opera, grazie alla Compagnia Ippogrifo della famiglia Cuticchio con il teatro di Pupi Siciliani e le voci dei narratori dell’associazione PonteTraRivi. L’appuntamento è fissato venerdì nella Chiesa della Pace di Trarivi di Montescudo, dove ci sarà prima la visita guidata alla mostra dedicata e, a seguire (ore 21.30), il sipario si aprirà su Il Drago, La Regina e il Monsignore, l’adattamento (a cura di Maurizio Taormina) dell’Aquilea Distrutta.

Andrea G. Cammarata