La città cambia, serve una strategia

Palazzo Buonadrata, dibattito tra esperti durante la presentazione del libro "La storia di Rimini"

La città cambia, serve una strategia

La città cambia, serve una strategia

Una città che cambia, senza però farlo con una vocazione chiara. Puntare, insomma, sull’arte e sul turismo anche in vista dell’obiettivo ambizioso con cui l’amministrazione spinge candidandosi a Capitale della Cultura 2026. Questi i temi attorno ai quali ha ruotato l’incontro "Rimini, occasioni mancate e futuro della città" svoltosi giovedì scorso a Palazzo Buonadrata, prendendo spunto dal libro "La storia di Rimini" di Annamaria Gradara, che insieme ad autorevoli relatori come lo storico e critico d’arte Alessandro Giovanardi, l’urbanista Alberto Rossini e Luigi Carletti, editore di Typimedia, ha aperto il dibattito.

"Sul tema culturale c’è stata una rottura dal Dopoguerra in poi, quando ricostruendo all’impazzata si è rafforzata la città turistica, dimenticando però quella del ‘borgo’ - ha detto Annamaria Gradara - parlando di una "rimozione della tanta storia della nostra città".

Le suggerisce Alessandro Giovanardi che "Rimini è una città di provincia ma non deve restare ‘provinciale’ e non deve imitare le grandi città ma anzi rimanere Rimini". Il problema, sottolinea il critico d’arte, si riassume in una Rimini che per troppo tempo è stata una "città senza stile" e "una città dove l’arte c’è, ma il territorio urbanistico non sembra una città". Su tutto: "manca un pensiero del bello", afferma Giovanardi.

L’idea di Rimini nasce anche da Fellini e dai piani regolatori del passato grazie ai quali gli architetti la pensarono con i grandi parchi verdi: "Rimini si deve dotare di un nuovo piano regolatore e va ripensato il borgo che De Carlo voleva distrutto" afferma l’urbanista Alberto Rossini. Sulla città, poi, pesa la spada di Damocle del turismo che da 180 anni fa parte del suo successo, ma al contempo l’industria del turismo difficilmente si colloca con il tema dell’inclusione.

Spiega infatti Alberto Rossini come occorra trovare una visione più "complessiva" della città, riassumendo fra periferia, centro e mare, e pensando a uno sviluppo più armonico. "Cercare - mette l’accento Rossini - un’inclusione sociale e attuarla per tutti, anche per coloro che vivono la città con più difficoltà fra le fasce più deboli, non dimenticando il tema della sostenibilità ambientale".

Luigi Carletti, conoscitore di Rimini da "esterno" che l’ha vista cambiare, porta poi l’attenzione sul contesto cambiato, dove incidono "crisi importanti, contrazione del settore turistico e alberghi che chiudono". Ecco perché "bisogna riflettere sulla candidatura a capitale della Cultura 2026, un’opportunità e una cosa da fare" afferma l’editore di Typimedia.

Il dilemma verte, insomma, fra due opzioni su cui andrebbe mediata una scelta: la Rimini del ‘divertimentificio’ o la Rimini romana. E se valga la pena scoperchiare il tesoro romano che la città nasconde, Luigi Carletti non ha dubbi "sì, perché è un progetto adeguato alla cultura e al turismo".

Su una cosa soltanto, poi, sembrano, tutti d’accordo: la necessità di una "narrazione nuova" di Rimini e, soprattutto, di una "strategia".

Andrea G. Cammarata