MARIO GRADARA
Cronaca

La crisi del commercio: "Serve un garante per decidere quali negozi possono aprire"

In dieci anni sono sparite più di settecento attività in tutta la provincia. La ricetta di Zanzini: "Via bazar e distributori automatici per attirare. anche qui i grandi marchi, bisogna assicurare qualità e identità".

In dieci anni sono sparite più di settecento attività in tutta la provincia. La ricetta di Zanzini: "Via bazar e distributori automatici per attirare. anche qui i grandi marchi, bisogna assicurare qualità e identità".

In dieci anni sono sparite più di settecento attività in tutta la provincia. La ricetta di Zanzini: "Via bazar e distributori automatici per attirare. anche qui i grandi marchi, bisogna assicurare qualità e identità".

C’è una desertificazione commerciale in corso, a Rimini come nel resto d’Italia. Per rendere di nuovo appetibile il centro storico occorre incentivare i grandi brand a investire: se vogliamo che Gucci apra un nuovo store non possiamo pensare che lo faccia di fianco a un negozio di paccottiglia o a un distributore automatico". Il neo presidente della Confcommercio provinciale, Giammaria Zanzini, rilancia un suo cavallo di battaglia. E propone una particolarissima ricetta per fermare un’emorragia di grandi marchi che negli ultimi anni ha visto – tra i tanti – chiudere i battenti brand come Casadei, Pinocchio, Baldinini, Armani, Di Varese, Bata, Gori. E negozi storici come Lombardi in via Garibaldi, la profumeria Biotti e la Casa dei rasoi in piazza Tre Martiri.

"Non serve inventarsi chissà cosa – prosegue Zanzini –, basta guardare quello che ha fatto il Comune di Venezia, che di concerto con la Regione Veneto nel giro di tre anni, dopo aver varato un regolamento che imponeva paletti rigorosi per le nuove aperture, la ’delibera anti-paccottiglia’, ha visto da un lato contingentare le licenze e dall’altro inaugurare 155 negozi di qualità. Si va dall’artigianato artistico alle profumerie, dalle librerie a negozi di biancheria intima, che lì come altrove erano quasi in via di estinzione, fino alle cartolerie. Hanno riaperto i battenti decine di botteghe artigianali. È stata vinta una battaglia contro i negozietti tutti uguali di souvenir paccottiglia, speso imitazioni made in Cina, che non portavano alcun valore aggiunto alla comunità. Hanno anche vietato nuove aperture di attività che non prevedessero in presenza almeno un addetto". Insomma, in centro storico niente lavanderie a gettoni né distributori automatici di bevande e merendine.

"Io credo – Zanzini è un fiume in piena – che insieme all’assessora regionale al Commercio, Roberta Frisoni, e all’amministrazione comunale si possa ragionare per valorizzare e incentivare le aperture di negozi che rispecchino tipicità, tradizione e identità, prendendo spunto da Venezia. Credo che per Rimini si possa partire, nell’impostare una pianificazione in materia, dalla considerazione che il centro storico è un patrimonio unico di beni storici e architettonici, Arco d’Augusto, Ponte di Tiberio, Domus del Chirurgo, Porta Galliana. E di conseguenza imporre collegati parametri di qualità e tipicità anche al settore del commercio".

In 10 anni in provincia di Rimini si sono abbassate definitivamente 705 serrande (dati Camera di Commercio). I negozi al dettaglio erano 5.261 nel 2014 e sono scesi a 4.556 a fine 2024. In centro storico a Rimini i negozi sfitti sono il 18 per cento. A riguardo Zanzini lancia una proposta: "Rivolgo un appello ai proprietari di negozi sfitti a darli in concessione – la formula andrà studiata – ad aziende dell’entroterra che producono a chilometro zero. Sarebbe auspicabile trovare un accordo con la Strada dei Vini e dei Sapori in questo senso".

Infine, il neo presidente rilancia l’idea di un "garante del piccolo commercio di prossimità, che guidi un organismo formato anche da rappresentanti di categoria, affinché valuti ogni singola richiesta di nuove aperture, da non concedere più in automatico con una semplice Scia. Anche in questo caso l’obiettivo è assicurare qualità e identità".