La cronaca e il rispetto della dignità personale

La Camera penale di Rimini ritiene doveroso stigmatizzare quanto avvenuto nella giornata di lunedì 27 giugno, quando sui quotidiani compariva in primaria evidenza la notizia dell’omicidio di Bellariva corredata dalla rappresentazione fotografica in primo piano del marito della vittima, accompagnato in stato di arresto fuori dall’abitazione col volto insanguinato, verosimilmente a seguito del tragico fatto di violenza appena consumatosi. Appare perfino ovvio ribadire il fatto che non è in discussione la gravità della vicenda. Occorre, invece, puntualizzare alcuni principi di civiltà giuridica, che non possono essere sviliti. La pubblicazione di immagini ritraenti persone ristrette in stato di arresto, con elementi visivi raccapriccianti che rievocano la violenza avvenuta e la particolare drammaticità dei fatti, risulta incompatibile con un’informazione che rispetti adeguatamente la dignità del soggetto ritratto e la sensibilità del lettore. Ciò, in particolar modo, allorquando si tratti di cosiddetti soggetti ‘deboli’, cioè persone notoriamente affette da problemi di natura psichiatrica, come riportato negli articoli. Il rispetto della dignità della persona, anche quando accusata del più grave dei reati, resta un limite invalicabile alla diffusione mediatica delle immagini a scopo informativo da parte delle testate giornalistiche, tenute all’osservanza del principio di essenzialità della notizia, che non deve, soprattutto con riferimento alle immagini fotografiche, essere gratuitamente offensiva verso la persona ritratta e verso la sensibilità dei lettori, talvolta anche di giovane età. Al riguardo, appare di illuminante chiarezza, nel ribadire tale limite, la decisione n. 85 del 2021 assunta dal ‘Garante per la protezione dei dati personali’, che ha evidenziato come la pubblicazione, non essenziale alla informazione veicolata dall’articolo di giornale, dell’immagine di un soggetto cautelato in manette sia vietata dalla legge e dalle norme deontologiche vigenti per la categoria dei giornalisti. Auspico che quanto occorso e qui segnalato non si ripeta in futuro con le medesime modalità.

Per la Camera penale

di Rimini ‘Veniero Accreman’,

il presidente

avvocato Alessandro Sarti

******

Gentile avvocato, in nessuna delle foto da noi pubblicate sono visibili le manette ai polsi della persona arrestata. Lei fa bene a ricordare le regole, anche deontologiche, a cui la nostra professione è sottoposta. E che vanno sempre rispettate, come sottolinea. Quel che continueremo a fare.