La difesa di Pula: "Estraneo a tutte le accuse"

Il vice presidente di Riviera Banca interviene in merito all’inchiesta che lo vede indagato per il crac dell’ex colosso del mattone

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di Alessandra Nanni

Fabio Pula si difende. Il vice presidente di Riviera Banca, finito nel calderone dell’inchiesta per il crac Cmv, decide di intervenire in merito all’inchiesta che lo vede indagato insieme a Sauro Nicolini, patron del colosso edile spazzato via dal fallimento, e ad altre sette persone, accusate a vario titolo di bancarotta fraudolenta e riciclaggio. Secondo la ricostruzione della Finanza, avrebbero trasferito fondi neri a San Marino, per poi riportarli in Italia facendo in modo di ‘schermare’ i veri proprietari. Milioni, dicono, sottratti ai creditori anche con la sua complicità, grazie a un carosello di passaggi con una fiduciaria del Titano, riconducibile a Nicolini. All’epoca Pula, difeso dall’avvocato Monica Cappellini, era infatti non solo presidente del Collegio sindacale (fino al 2011), ma anche consulente fiscale della Società cooperativa muratori di Verucchio, e soprattutto presidente pro-tempore della Banca di Credito cooperativo Valmarecchia (ora Riviera Banca Spa), finita nel mirino della Guardia di finanza. E proprio Pula viene indicato dagli investigatori, coordinati dal sostituto procuratore, Paolo Gengarelli, come una delle figure centrali dello schema. Perchè sarebbero stati proprio due funzionari della Banca in questione (anche loro indagati) a trasportare materialmente sul Titano i fondi neri di cui, a detta delle Fiamme Gialle, Pula era al corrente, così come delle ‘modalità’ con cui venivano gestiti quei soldi. Nei giorni scorsi, il giudice, Vinicio Cantarini, ha disposto il sequestro di 7,6 milioni di euro, nei confronti di tre dei protagonisti dell’inchiesta: Sauro Nicolini, il suo braccio destro, Sauro Bronzetti, e di Andrea Rossi, genero del primo. Fino ad oggi hanno sequestrato tre milioni, ma attraverso la rogatoria con San Marino sperano di trovarne altri.

"La stampa locale – dice Pula in un comunicato – ha dato grande risalto a un provvedimento di sequestro, che peraltro non vede me tra i destinatari, presso vari istituti di credito eseguito nell’ambito dell’inchiesta relativa al fallimento del gruppo Cmv. Apprendo che i mandati di sequestro sarebbero stati firmati a conclusione dell’indagine, ma a tale proposito desidero precisare che ad oggi non mi è stato notificato alcun avviso di conclusione delle indagini. Cosa che mi avrebbe consentito di sapere, da un lato quale è esattamente l’ipotesi di accusa nei miei confronti, e dall’altro di prendere visione degli atti del procedimento, per potermi difendere e, nel caso, di poter entrare nel merito della vicenda, in relazione alla quale mi ritengo del tutto estraneo". Pula si dice "indignato", nel vedere associato il suo nome "a presunte ipotesi di reato che si assumono collegate a ruoli professionali da me rivestiti. Tengo a precisare che i ruoli professionali da me ricoperti, sono stati svolti con spirito di piena autonomia e indipendenza, e nel rispetto della legge. Va da sè pertanto che la mia professionalità mai si è incrociata in alcun modo con attività legate all’evasione fiscale". Il vice presidente di Riviera Banca conclude esprimendo "piena fiducia nell’operato della magistratura e sono convinto che avrò l’opportunità di dimostrare la mia totale estreneità ai fatti, non appena me ne sarà data la possibilità".