MANUEL SPADAZZI
Cronaca

La ferita dell’anfiteatro. Chiuso e nel degrado . Il Comune promette:: "Lo riqualificheremo"

Mezzo milione per fare nuovi scavi archeologici e rendere l’area fruibile

La ferita dell’anfiteatro. Chiuso e nel degrado . Il Comune promette:: "Lo riqualificheremo"
La ferita dell’anfiteatro. Chiuso e nel degrado . Il Comune promette:: "Lo riqualificheremo"

Vieni oltre e vedrai anche l’anfiteatro romano. È uno degli interventi previsti dal Comune e messi, nero su bianco, nel corposo dossier di 64 pagine per la candidatura di Rimini capitale italiana della cultura 2026: la nuova campagna di scavi archeologici e (finalmente) la valorizzazione dell’antica arena.

Era ora. Perché tra i monumenti romani in città l’ anfiteatro, uno dei più grandi in Italia, è l’unico abbandonato a sé stesso. Non è mai aperto al pubblico. Non sono previste visite guidate, le poche che si fanno avvengono col contagocce ma vanno richieste con ampio anticipo. Qui i turisti non possono entrare, eppure in compenso ogni giorno si vedono entrare ragazzini, sbandati e spacciatori. Scavalcano la staccionata di legno e il gioco è fatto. "Ma questo è stato il Colosseo di Rimini? E perché allora si trova chiuso al pubblico, in queste condizioni?", chiedevano ai passanti l’altro ieri tre turisti del Belgio. Mappa di Rimini alla mano, pensavano di essere arrivati nel luogo sbagliato trovando tutto sbarrato e tre cartelli in croce con pochi cenni di storia dell’antica arena. Pensare che l’anfiteatro di Rimini, eretto tra il 119 e il 138 dopo Cristo, fu uno dei più grandi all’epoca. E poteva ospitare fino a 15mila persone.

Quella dell’anfiteatro resta una delle ferite aperte di Rimini: sanguina da decenni. La candidatura a capitale italiana della cultura sarà (si spera) la volta buona per trovare una cura? Il Comune ha previsto a bilancio 500mila euro per far eseguire nuovi scavi archeologici e valorizzare l’attuale sito dell’anfiteatro. L’obiettivo è "completare i monitoraggi archeologici, e parallelamente, fare dell’anfiteatro una sede per ospitare appuntamenti di carattere culturale".

Resta da risolvere la ’questione’ del Ceis. Ormai è chiaro a tutti che, fino a quando il Centro educativo italo-svizzero non troverà una nuova sede, da lì non si sposterà. La campagna di scavi, per anni invocata dai consiglieri della minoranza (e non solo) servirà anche a questo: a capire cosa resta realmente dell’antico anfiteatro, oltre a quello che si vede in superficie. "Andiamo a vedere cosa c’è veramente lì sotto, e poi decideremo", è stata la promessa fatta dal sindaco Jamil Sadegholvaad solo pochi mesi fa. Oltre a vedere cosa c’è sotto, sistemiamo anche quello che c’è già sopra. Che non è poco.