
Un momento della presentazione della mostra
Si può capovolgere la guerra? Può un elmetto, una gavetta, un proiettile smettere di evocare morte per diventare veicolo di memoria, di speranza, di umanità? La risposta è sì, se si ha il coraggio di cambiare punto di vista. È quanto hanno fatto gli studenti delle classi III O e III P dell’indirizzo grafica e comunicazione dell’Itts Belluzzi-Da Vinci di Rimini, protagonisti di un progetto Pcto che va ben oltre l’ambito scolastico. Il loro lavoro, esposto fino alla fine di agosto al Museo della Linea Gotica Orientale di Trarivi e alla Chiesa della Pace, ribalta la narrazione consueta della guerra: non cronaca, non retorica, non orrore, ma oggetti trasformati in testimoni silenziosi, capaci di svelare l’umanità nascosta dietro i conflitti.
In un mondo segnato da guerre sempre più vicine, visibili, mediatizzate – dall’Ucraina al Medio Oriente – la riflessione proposta dagli studenti si rivela attuale, urgente. I reperti bellici, anziché essere conservati come semplici cimeli storici, sono diventati simboli reinterpretati, capaci di parlare. Hanno voce, emozione, memoria. Ogni oggetto è stato riletto, ridisegnato, raccontato come se potesse parlare. E non per glorificare il passato, ma per mettere in luce l’umanità perduta, i sentimenti sospesi, i sogni interrotti. Questo capovolgimento – che non sminuisce la realtà bellica, ma la amplia, la rende più profonda – è un atto creativo e coraggioso. È lo sguardo puro e intelligente di una generazione che osserva il passato non con distacco, ma con empatia, con il desiderio di trarne un insegnamento. L’arte, il design, la comunicazione visiva diventano allora strumenti di riflessione sociale, di educazione civica, di impegno morale. Che senso ha oggi parlare di guerra ai giovani? Non come storia chiusa nei libri, ma come presente che li riguarda. Ecco perché il loro lavoro emoziona: non è un semplice esercizio grafico, è un gesto politico, umano, pacifico. Un appello silenzioso ma potentissimo: guardate, ascoltate, ricordate. E poi scegliete un futuro diverso.
Il contesto in cui i lavori sono esposti rafforza questo messaggio. Il Museo della Linea Gotica Orientale e la Chiesa della Pace non sono solo spazi fisici, ma luoghi simbolici, in cui la memoria è viva, tangibile. Una segnalazione speciale va a chi ha reso possibile tutto questo: il Comune di Montescudo-Monte Colombo, la curatrice museale Federica Foschi, la Pro Loco Montescudo, l’associazione Noi del Campanone, l’Itts Belluzzi-Da Vinci, le professoresse Ilaria Ruggeri e Valentina Giulietti. Ma il grazie più grande va ai ragazzi, che con il loro sguardo pulito e la loro creatività hanno saputo ribaltare il senso degli oggetti e, forse, ci hanno indicato la via per ribaltare anche questo mondo difficile.