La maxi truffa dei bonus, due riminesi a processo per la frode da 440 milioni

Il 13 giugno a Milano si apre il processo contro sei dei principali imputati di Free credit, l’operazione condotta della guardia di finanza sulle cessioni dei crediti di imposta.

La maxi truffa dei bonus  Due riminesi a processo  per la frode da 440 milioni

La maxi truffa dei bonus Due riminesi a processo per la frode da 440 milioni

È l’ora della verità per 6 dei principali imputati coinvolti nel processo Free Credit, nato da un’inchiesta del nucleo di polizia tributaria della guardia di finanza di Rimini, con il coordinamento del sostituto procuratore Paolo Gengarelli, che aveva portato a galla una maxi frode legata alla cessione di finti crediti di imposta per un valore di oltre 440 milioni di euro. A gennaio i giudici di Rimini avevano ritenuto ammissibile l’eccezione sull’incompetenza territoriale sollevata dagli avvocati degli indagati colpiti da misure cautelari. Per questo una delle costole dell’inchiesta era stata trasferita al tribunale di Milano. Nei giorni scorsi il gip del capoluogo lombardo ha emesso un decreto di giudizio immediato nei confronti di Nicola Bonfrate (difeso dagli avvocati Francesco Maria Crociano e Gianluca Filippone), 54 anni, ex ristoratore di Monte Colombo oggi in carcere, di Giuseppe Felice Guttadoro (difeso dall’avvocato Piero Venturi), 63 anni, albergatore riminese, e di altre quattro persone, ovvero Matteo Banin, Luca Fallarino, Francesco Nappi e Sabatino Schiavino. La prima udienza si terrà il 13 giugno prossimo. Il Comune di Rimini, rappresentato dall’avvocato Maurizio Ghinelli, aveva annunciato la volontà di costituirsi parte civile in entrambi i filoni dell’inchiesta.

Un’indagine, quella condotta dalla guardia di finanza di Rimini, che ha fatto scuola in tutta la Penisola, diventando un vero e proprio caso studio. Il meccanismo portato alla luce dalle Fiamme Gialle sfruttava alcune falle nel sistema di compravendita dei crediti di imposta (in particolare quelle legate alle cessioni multiple) connessi a sisma bonus, bonus facciate e crediti di locazione. Soldi destinati in verità alle aziende colpite dalla pandemia, e costrette a chiudere i battenti. Gli introiti venivano in seguito investiti in attività come negozi o ristoranti, trasferiti su carte di credito ricaricabili o in conti correnti esteri oppure riconvertiti in lingotti d’oro e criptovalute.

Alcuni indagati – tra cui il commercialista riminese Stefano Francioni – hanno scelto la strada del rito alternativa, venendo giudicati separatamente. In quattro hanno già patteggiato: tra di loro anche Andrea Leonetti, arrestato a Santo Domingo.