Nuova variante Xf in Italia, un mix di Delta e Omicron: "Molto contagiosa"

Il professor Vittorio Sambri ha individuato il primo caso in Italia su un paziente romagnolo: "Ma gli effetti sono lievi"

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Alfa, Beta, Gamma, Delta, Omicron. E ora Xe, Xj e Xf. Nomi che ci siamo abituati a menzionare con disinvoltura ma non per questo meno minacciosi o di frequentazione meno ravvicinata visto l’altissimo numero di chi ha già dato almeno un passaggio al Covid-19. Una prossimità che consente al virus un continuo cambio di faccia. E quali siano i suoi connotati più recenti lo spiega il professor Vittorio Sambri, microbiologo responsabile del laboratorio di Pievesestina che in questi giorni ha inchiodato, per la prima volta in Italia, la variante Xf. "E’ una combinazione tra Omicron e Delta, ma non è una variante che suscita più allarme delle ultime che abbiamo identificato e sequenziato – dice Sambri – E’ molto simile al virus parentale Omicron, dunque molto contagiosa ma responsabile di effetti lievi, quando incontra soggetti vaccinati verso i quali ha armi più spuntate". Il tampone positivo alla variante Xf, sottoposto al sequenziamento genomico presso il laboratorio di Pievesestina, era di un paziente romagnolo che aveva anche altre importanti patologie. L’uomo, che è morto, aveva contratto il Covid un paio di mesi fa. "Ma la causa del decesso non è stata la variante Xf" precisa il professor Sambri la cui affermazione evidenzia una volta in più la necessità di diversificare tra chi ha dovuto arrendersi al Covid e chi, invece, è deceduto con il Covid ma a causa di altre gravi patologie.

"Il campione positivo a Xf – aggiunge il microbiologo – è stato raccolto il 4 aprile. Tuttavia - aggiunge Sambri - non conosciamo approfonditamente gli effetti di Xf". Ciò che sappiamo invece è che la variante è già diffusa in Inghilterra dove sono stati sequenziali oltre 100 casi e che unisce le caratteristiche "aggressive" di Delta con la contagiosità di Omicron. Ma non c’è solo Xf tra gli obiettivi della caccia quotidiana dei microbiologi per identificare le nuove varianti, nel mirino ci sono anche le cosiddetta Xe e Xj. "Non dobbiamo meravigliarci di questo fiorire di varianti – precisa ancora il professor Vittorio Sambri – Il virus cerca di sopravvivere in barba ai vaccini, ben saldo nello sbarrare il passo agli effettui più gravi del contagio, e sappiamo che sta girando tanto, anche in questo periodo. Dunque la comparsa di mutazioni che portano alle varianti è nell’ordine delle cose. Tuttavia è importante sapere cosa abbiamo in casa". Dall’identità delle variante dipende anche la ricerca delle cure maggiormente efficaci. Peraltro sembrano ormai scomparse dai sequenziamenti, condotti ogni giorno nel laboratorio di Pievesestina, le varianti Alfa e Delta, sopraffatte da Omicron. Cosa si muove tra le varianti del virus dovrebbe emergere con maggiore chiarezza proprio in questi giorni, in cui dovrebbero essere resi noti i risultati di un’indagine a tappeto promossa dal ministero della Salute a cui prende parte anche il laboratorio di microbiologia di Pievesestina.

Elide Giordani