Rimini, 2 ottobre 2024 – Calcio d’angolo, la palla che vola verso l’area, un rimpallo ed eccola lì, davanti al piede sinistro. Carlo non ci ha pensato su due volte, botta verso la porta e la palla si insacca sotto la traversa dove il portiere non può arrivare.
E’ così che una domenica pomeriggio di fine settembre si è trasformata un un momento indimenticabile.
Carlo, 13 anni, aspettava questa emozione da nove mesi, fin da quando un giorno di gennaio a casa propria ha cominciato ad accusare dolori fortissimi. Carlo Della Gatta non è di quei bambini che si lamentano, racconta il padre Fausto.
Tiene duro, va avanti, ma quel dolore nascondeva un avversario difficilissimo. Quando i medici sono intervenuti hanno trovato linfomi di terzo e quarto grado in stato avanzato, per quel ragazzino di appena 12 anni che giocava a pallone, è cambiato tutto. Per mesi la vita è rimasta confinata in una stanza d’ospedale.
I giorni cominciavano ad assomigliarsi gli uni con gli altri. Una lotta costante affrontata senza un lamento, anche quando si usciva dalle sale dopo un intervento. Intanto i compagni di squadra continuavano a cercalo. Carlo non era agli allenamenti, ma in quella stanza d’ospedale i compagni c’erano sempre con videochiamate, messaggi, telefonate. E c’era anche il suo idolo, Domenico Berardi che lo ha videochiamato senza preavviso, una bella sorpresa.
Con la primavera, a fine maggio è arrivato il primo sole, e che sole. Il tumore era regredito e Carlo era tornato a calcare il campo per salutare i compagni. Gran giornata, ma se chiedete cosa ha provato vi dirà che bisogna guardare avanti. Carlo lo ha fatto.
Domenica è entrato in campo e voleva segnare, ma non solo per se stesso. Sull’erba è arrivato con una sorpresa. Quando ha segnato è corso verso la tribuna, come fanno i campioni, sollevando la maglietta per far vedere un’altra maglietta che aveva indossato senza dir nulla a nessuno. C’era scritto ‘Forza Lian’. "Era in stanza con me in ospedale - racconta -, ha solo quattro anni, non è giusto che sia lì in una stanza, dovrebbe anzi essere qui a correre sul campo. Non avevo detto a nessuno della maglietta. Se ne sono accorti solo alcuni compagni perché nello spogliatoio ho dovuto cambiarmi e l’hanno vista".
Nei mesi trascorsi in ospedale, tra un trattamento e l’altro, confida il padre Fausto, a Carlo venivano dati dei giocattoli. Ma non appena rientrava in stanza, invece che giocarci li dava a Lian.
Domenica, in campo, questo ragazzino di 13 anni compiuti in agosto ha voluto portate Lian con sé, scritto vicino al cuore. Poi è arrivato il fischio d’inizio.
"Io volevo fare gol a tutti i costi, ma gli altri erano forti". Carlo è entrato in campo quando la sua squadra, la Riccione 1926 under 14, era sotto 3 gola 1. In quel momento è iniziata la rimonta che ha portato la squadra riccionese a pareggiare. Poi la corsa verso la tribuna e le lacrime. "Si dai, ero commesso, non facevo gol da tanto tempo. Sono passati nove mesi".
Lacrime che hanno contagiato anche i genitori che erano in tribuna, senza pensare a quale squadra appartenessero. Per la cronaca la partita è finita 4 a 3 per la Promosport, ma questo vale per il tabellino. La partita, quella vera, è vinta.