La piaga dei matrimoni forzati: "Sempre più ragazze chiedono aiuto per scappare dalle famiglie"

Marito-padrone di 36 anni arrestato a Rimini. In aumento le segnalazioni all’associazione ’Rompi il silenzio’. La presidente Calderisi: "Giovanissime costrette a lasciare la scuola per sposare uomini che non conoscono".

La piaga dei matrimoni forzati: "Sempre più ragazze chiedono aiuto per scappare dalle famiglie"

La polizia ha arrestato un 36enne che trattava la moglie. come una schiava: la donna era stata obbligata a sposarlo

Costretta a sottostare ad un matrimonio combinato nel suo paese d’origine, il Bangladesh, poi arrivata a Rimini insieme al marito dove per mesi ha dovuto subire di tutto: botte, umiliazioni, maltrattamenti di ogni sorta, persino molestie sessuali da parte del suocero e del cognato. La storia di questa donna ha avuto un lieto fine grazie all’intervento della polizia di Stato, coordinata dal pm Davide Ercolani, che ha arrestato il marito-padrone, un benegalese di 36 anni, al momento ai ’Casetti’. La protagonista della vicenda, grazie anche all’aiuto dei figli, ha trovato il coraggio di chiedere aiuto alle forze dell’ordine e all’associazione ’Rompi il silenzio’, da anni in prima linea contro la violenza di genere. Dal novembre 2023, sono state 4 complessivamente le ragazze (tutte maggiorenni) obbligate a sottostare a matrimoni forzati, decisi dalle rispettive famiglie, che si sono rivolte alle volontarie di ’Rompi il silenzio’ per trovare il modo di rompere le catene a cui sono state legate e trovare una via di fuga da situazioni che ai loro occhi possono apparire come vicoli ciechi.

"Parliamo sia di matrimoni già contratti o che dovranno comunque essere contratti senza il consenso della vittima – spiega Roberta Calderisi, presidentessa di ’Rompi il silenzio’ –. Molto spesso a fare da cornice a queste storie sono situazioni familiari di abusi, maltrattamenti, violenze, vessazioni di ogni tipo. Le segnalazioni vengono portate alla nostra attenzione grazie al filo diretto 24 ore su 24 che la nostra associazione ha con le forze dell’ordine e i presidi sanitari, ma anche dai centri antiviolenza di altre Regioni con i quali esiste una collaborazione molto stretta". A queste giovani, così come a tutte le donne vittime di violenza, ‘Rompi il silenzio’ offre aiuto, assistenza e, spesso, accoglienza. "Da anni ormai – prosegue Calderisi – sempre più ragazze si rivolgono a noi per fuggire dai matrimoni che sono stati loro imposti dalla famiglia. Spesso il primo campanello di allarme viene dalla scuola, laddove improvvisamente le ragazze spariscono costrette a tornare nei loro paesi d’origine per sposare persone scelte dalla famiglia, spesso perfetti sconosciuti. Le imposizioni possono arrivare dalla famiglia, dal clan o dalla comunità di origine. Trattandosi di contesti culturalmente complessi e di situazioni estremamente delicate, è importante agire con grande cognizione di causa e professionalità. Per questo ‘Rompi il silenzio’ dedica moltissime risorse agli aspetti legati alla formazione e all’aggiornamento delle nostre operatrici". "È fondamentale – conclude Calderisi – che le donne sappiano di potersi rivolgere a noi, di poter trovare un posto sicuro. Per loro, come per tutte le donne vittime di violenza, è importante la segretezza della protezione".

Lorenzo Muccioli