La protesta delle donne arriva fino a Strasburgo

Uds si appella al Consiglio d’Europa dopo la bocciatura dell’Istanza d’Arengo contro la violenza di genere

Migration

"La maggioranza ha approvato un ordine del giorno che spedisce la nostra Istanza d’Arengo al tribunale per chiedere un’indagine giudiziaria per possibile reato nei confronti del cittadino o cittadini colpevoli di aver fornito dati ‘falsi’ al Grevio. Abbiamo segnalato alle massime istituzioni del Consiglio d’Europa, incluso il Grevio quanto sta succedendo a San Marino". Unione donne sammarinesi va all’attacco. E lo fa tornando su quanto successo in Consiglio grande e generale 15 giorni fa quando l’Istanza D’Arengo da loro presentata è stata bocciata. "Con la certezza che il rapporto del Grevio (organismo indipendente del Consiglio d’Europa all’interno composto da un gruppo di esperti sulla lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica, ndr) avallato delle nostre istituzioni, fosse uno strumento utile e affidabile a cui fare riferimento per individuare alcune criticità nel sistema di contrasto alla violenza di genere, abbiamo presentato tre Istanze d’Arengo all’interno delle quali abbiamo riportato, in virgolettato, alcune informazioni e sollecitazioni contenute nel rapporto del Grevio". Ricapitoliamo. Sotto la lente ci sono i 545 casi di violenza, riportati nel rapporto del 2021, caduti in prescrizione nel 2017. "Quello che è successo in Consiglio grande e generale ha dell’incredibile – tuonano da Unione donne sammarinesi – invece di entrare nel merito di una delle nostre Istanze sulla violenza di genere, alcuni consiglieri di maggioranza hanno perso ore a discutere sulla veridicità delle informazioni contenute nel rapporto del Grevio approvato dal governo stesso. L’aula ha proceduto a bocciare la nostra Istanza e ha avviato una caccia al cittadino o ai cittadini colpevoli di aver fornito dati ‘falsi’ al Grevio al solo scopo di mettere in cattiva luce questo governo, l’Authority, il tribunale ed il Paese intero". Da qui la decisione di appellarsi al Consiglio d’Europa. "il contenuto dell’ordine del giorno approvato il 2 dicembre scorso lo riteniamo un atto antidemocratico di estrema gravità", concludono le donne del Titano.