La Riviera risorge nella Piramide

Carlo Andrea

Barnabè

Sulla pista del Cocoricò nulla sarà più come prima. Perché non esistono più quell’Italia, e quella Riviera. Il nuovo custode della Piramide, Enrico Galli, discende da una famiglia di imprenditori della notte, è riminese e soprattutto sa muoversi anche nelle ore del giorno. Ha investito un pacco di milioni per riabilitare

un marchio sopravvissuto

al tempo e alla cattiva reputazione. Ha promesso di rigare dritto. Una scommessa. Perché lo sballo esiste soltanto se può violare le regole. Sarà un Cocoricò vietato ai minori,

e dovrà fare i conti con un nemico insidioso come il Covid, che ha falciato decine

di locali ed è ancora una seria minaccia.

Questo rende la sfida ancora più ardua. Reggerà il ‘Cocco’ al alla sua normalizzazione? Potrà sopravvivere una discoteca, famosa in mezza Europa per i suoi eccessi, al tentativo di convertire ‘avanzi di balera’ in fighetti a caccia di emozioni forti? Oppure finirà come

tutti gli altri locali, che promettevano Fedez e Orietta Berti e hanno dovuto fare serata con Baby Gang?

Chi conosce Galli assicura che l’impresa è alla sua portata. Sa bene quali sono i rischi e non è un rabazziere, come dicono a Rimini. La Piramide può essere la sua ‘tomba’, oppure il tempio dove celebrare un nuovo dio e il futuro del divertimento. Potere del Covid, utilizzato in questo caso come antivirus per purificare l’aria pesante che si respira da tempo nell’industria del ballo. Il concetto di trasgressione può essere una chiave di lettura. In quel varco sottile che passa tra le performance ‘scandalose’ di Marina Abramovic e il sesso consumato in pubblico alcune sere fa in una discoteca riminese, circolato poi in migliaia di chat. Il Titilla è stato cultura, l’altro è porno trash.

Vivere sotto l’occhio dei riflettori è il destino del Cocoricò. Bisogna solo fare attenzione a non bruciarsi.