"La sovranità alimentare non è l’autarchia"

L’autore del libro "Rurali sempre", Enrico Santini: "Rimini deve difendere l’identità dei propri prodotti"

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Con la formazione del governo Meloni, alcuni ministeri hanno assunto delle nuove denominazioni, alcune delle quali hanno suscitato qualche domanda. È il caso, ad esempio, del ministero dell’agricoltura e della sovranità alimentare, il cui titolare è Francesco Lollobrigida, che è andato a sostituire il vecchio ministero delle politiche agricole alimentari e forestali.

Enrico Santini, autore del libro "Rurali sempre", ha fatto della campagna e dei suoi prodotti una filosofia di vita.

Santini, la sovranità alimentare è più un problema o una risorsa?

"Lasciamo da parte le ideologie. Per me vuol dire innanzitutto una parola: identità. La tradizione è guida, riparo, punto di riferimento, figura materna; non accetto l’omologazione. Mi ricordo la prima volta che sono andato a Parigi, al Salone dell’agricoltura, oltre 20 anni fa. Ho capito che cosa rappresenta il cibo per i francesi: orgoglio, prima di tutto. Ho visto che l’agricoltura in Francia ha un valore, non solo economico. Il cibo è anche una visione della vita. Dietro una bottiglia di vino non c’è solo il prezzo, ma un pezzo di storia".

Anche Rimini ha una sua storia legata ai prodotti.

"Eccome. A incominciare dall’olio. L’unico primato che abbiamo a livello regionale nell’agroalimentare. Fatto cento in Emilia-Romagna, la provincia di Rimini ha il 75% del prodotto".

Ma anche il vino.

"Certamente. Il vitigno più diffuso in Italia è il Sangiovese. Sono 54.000 gli ettari del Sangue di Giove nella nostra penisola e 3.000 circa in provincia di Rimini. E poi ci sono la piada, la tagliatella, la seppia con i fagioli".

C’è un ritorno al passato?

"Ho avuto la fortuna di crecere in un’epoca nella quale certe pratiche erano abituali in campagna, tipo quello di uccidere il maiale. Era una festa, però oggi non è più possibile. Non torneremo indietro, ma questo momento che stiamo vivendo sarà un’opportunità per fermarci un attimo e riflettere sulle nostre risorse".

Quindi la sovranità è un bene?

"Carlo Petrini è da 30 anni che porta avanti questo discorso. Non è autarchia, non è tornare al caffè con la cicoria, è dare valore a un mondo che sta scomparendo. La difesa dell’identià del prodotto è stata una mia battaglia. Andavo a promuovere le pesche di Cesena vestito da barbone in spiaggia 40 anni fa. Se sei a Rimini, devi dare al prodotto riminese la visibilità che merita. Vieni qui a mangiare la piada e i sardoncini, non la cotoletta alla milanese".

E’ contro la globalizzazione?

"Non sono contro banane e ananas, ma ci sono le mele e le pere che sono nostre e dobbiamo difenderle".

Lei fa parte della Confraternita della tagliatella. Perché?

"Perché è prorio attraverso l’identità di un prodotto che nasce la voglia di conoscere un territorio".