MARIO GRADARA
Cronaca

La statua contesa. Rimini si spacca sul ritorno in piazza di Giulio Cesare

La copia donata da Mussolini è al centro del dibattito politico. Rossi: "Questione culturale, non dobbiamo nasconderla" . Lo storico Susini: "E’ il simbolo della propaganda fascista" .

La statua contesa. Rimini si spacca  sul ritorno in piazza  di Giulio Cesare

La copia donata da Mussolini è al centro del dibattito politico. Rossi: "Questione culturale, non dobbiamo nasconderla" . Lo storico Susini: "E’ il simbolo della propaganda fascista" .

Statua di Giulio Cesare: dopo i politici la palla passa agli storici. Bufera nell’ultimo consiglio comunale sui tempi del restauro e soprattutto sulla ricollocazione in piazza Tre Martiri del monumento del condottiero romano, donato alla città dal Duce nel 1933. "Torni in piazza Tre Martiri, già piazza Giulio Cesare, dove era collocato all’inizio", ha tuonato Gioenzo Renzi, capogruppo di Fratelli d’Italia. "Giù le mani dalla Resistenza, quella piazza è il simbolo della Rimini antifascista, la statua di Mussolini sarà collocata altrove", la risposta dell’assessore alla Cultura Michele Lari.

"Noi non ne facciamo una questione politica ma squisitamente culturale – attacca l’avvocato Gaetano Rossi, appassionato di storia nonché fondatore nel 2001 e segretario coordinatore dell’Associazione ricerche iconografiche e storiche –. La statua, copia pregiata di quella custodita in Campidoglio a Roma, realizzata nel 1933 dalla fonderia specializzata Laganà, fu donata a Rimini dall’allora capo del governo, Benito Mussolini, quando sarà restaurata deve tornare in piazza Tre Martiri. Non sotto l’orologio dov’era inizialmente, ovvio, ma in altro spazio, magari sul lato nord. Noi vogliamo ridare la statua alla città, darle visibilità, non più nasconderla. Ricordo anche con piacere un mio studio del 2019 che convinse i militari della Caserma Giulio Cesare, dov’era ospitata, a non portarla a Verona. E di seguito il Comune, quand’era sindaco Gnassi, chiese di riaverla".

"E’ un caso di memoria contaminata, una rivisitazione storiografica in corso in tutta Europa – attacca lo storico Daniele Susini –. Sul significato di questo monumento le fonti sono chiarissime: Mussolini in quel periodo vuole autorappresentarsi come primo Duce d’Italia, successore di Cesare. Dona varie statue di Cesare a diverse città. Sono iniziative di propaganda. Così come l’isolamento dell’Arco d’Augusto, all’epoca inglobato dalle case, che Mussolini fece abbattere. Idem per alcune case sul lato nord-occidentale del Ponte di Tiberio. Lo stesso per tutti i monumento romani nella capitale. La statua non è solo Giulio Cesare, ma l’incarnazione del Duce. Quando fu collocata a Rimini ci fu una manifestazione oceanica, tanto iconica che Fellini la utilizzò per la marca in Amarcord. Qui Cesare non c’entra, è il fascismo che si appropria della storia romana per la sua propaganda. Per questo nel dopoguerra la statua, che è Benito Mussolini, viene allontanata, e c’è subito l’intitolazione ai Tre Martiri. Il mio giudizio da storico è che non dovrebbe tornare in piazza, nè nel Lapidario del Museo, ma nell’Ala contemporanea che oggi manca, una grave carenza, della quale diventerebbe punto di pregio, visibile a tutti".

"La collocazione ideale sarebbe piazza Tre Martiri – ribatte Gaetano Rossi –, riportandola alla visibilità lilbera dopo 70 anni. E spostando l’attuale statua nell’area del Ponte Romano a San Vito. Può restare aperta un’ipotesi alternativa, come i giardini ex istituto Alberti di fronte al Duomo".