MARIO GRADARA
Cronaca

La statua del dittatore. Rimini litiga su Cesare. Opera dono del Duce

Fu collocata nel 1933 dove il condottiero arringò le legioni. Poi fu gettata nel fiume. Fratelli d’Italia: "Va rimessa in piazza".

L’attuale statua di Giulio Cesare in Piazza Tre Martiri è una copia del 1996

L’attuale statua di Giulio Cesare in Piazza Tre Martiri è una copia del 1996

Quando fu collocata a Rimini, il 10 settembre 1933, ci fu una manifestazione oceanica, tanto iconica che Fellini la utilizzò per la parata fascista in Amarcord. Benito Mussolini quell’anno donò alla città la copia bronzea di una statua marmorea di Giulio Cesare di epoca romana, che fu collocata alla base della torre dell’orologio, dove Cesare pronunciò la frase ’’alea iacta est’’. "Innalzata sul luogo in cui il grande Dittatore parlò alle Legioni in marcia verso Roma", riferivano le cronache dell’epoca. La statua donata dal Duce, nel Dopoguerra finì nel greto del fiume Marecchia. Recuperata, fu portata nella caserma Giulio Cesare (oggi dismessa). Mentre una copia del 1996 è tuttora collocata in un angolo della piazza ex Giulio Cesare, intitolata ai Tre Martiri riminesi della Resistenza, che lì furono impiccati il 16 agosto 1944.

Quasi un secolo dopo, Rimini è divisa sulla ricollocazione della statua del 1933, attualmente oggetto di restauro. La questione della location travalica ovviamente l’aspetto artistico dell’opera. "Torni in piazza Tre Martiri, già piazza Giulio Cesare, dove era collocata all’inizio", ha tuonato in consiglio comunale Gioenzo Renzi, capogruppo di Fratelli d’Italia. "Giù le mani dalla Resistenza, quella piazza è il simbolo della Rimini antifascista, la statua di Mussolini sarà collocata altrove", la risposta dell’assessore alla Cultura Michele Lari. "Noi non ne facciamo una questione politica ma squisitamente culturale – attacca l’avvocato Gaetano Rossi, appassionato di storia nonché fondatore nel 2001 e segretario coordinatore dell’Associazione ricerche iconografiche e storiche –. La statua, copia pregiata di quella custodita in Campidoglio a Roma, realizzata nel 1933 dalla fonderia specializzata Laganà, fu donata a Rimini dall’allora capo del governo, Benito Mussolini. Quando sarà restaurata, deve tornare in piazza Tre Martiri. Non sotto l’orologio, dov’era inizialmente, ovvio, ma in altro spazio, magari sul lato nord. Noi vogliamo ridare la statua alla città, darle visibilità, non più nasconderla. Ricordo anche con piacere un mio studio del 2019 che convinse i militari della Caserma Giulio Cesare, dov’era ospitata, a non portarla a Verona. E di seguito il Comune, col precedente sindaco Gnassi, chiese di riaverla".

"E’ un caso di memoria contaminata, una rivisitazione storiografica in corso in tutta Europa – attacca lo storico Daniele Susini –. Sul significato di questo monumento le fonti sono chiarissime: Mussolini in quel periodo vuole autorappresentarsi come primo Duce d’Italia, successore di Cesare. Dona varie statue di Cesare a diverse città. Sono iniziative di propaganda. La statua non è solo Giulio Cesare, ma l’incarnazione del Duce. Qui Cesare non c’entra, è il fascismo che si appropria della storia romana. Per questo nel dopoguerra la statua viene allontanata, e c’è subito l’intitolazione ai Tre Martiri. Il mio giudizio da storico è che non dovrebbe tornare in piazza".

Tra le ipotesi, a fronte di una "precisa richiesta delle forze militari", spiegano dal Comune, c’è che la statua torni nella Cittadella della Sicurezza, che sarà realizzata al posto dell’ex caserma.