Si sblocca la partita delle spiagge chiuse. Il servizio di salvamento andrà concordato nei periodi di minor afflusso, dunque in primavera, inverno e autunno, tra le cooperative dei bagnini e gli enti locali, così da normare il servizio che sarà ridotto rispetto a quello estivo. Questo è quanto emerso ieri durante l’incontro tra la Capitaneria di porto, l’assessore al Turismo della Regione, Andrea Corsini e le cooperative dei bagnini.
A lanciare la serrata degli stabilimenti il 23 settembre sono state le stesse cooperative, contrarie all’ordinanza della Capitaneria di porto che impone il servizio di salvamento nel momento in cui uno stabilimento balneare intenda rimanere aperto. Pochi i bagnini che sono rimasti aperti e spesso si è trattato di operatori che non fanno parte delle principali cooperative. D’altronde a chiarire il motivo del "tutti chiusi" ci aveva pensato Diego Casadei, presidente della Coop bagnini di Riccione parlando di "battaglia sindacale". Tuttavia era chiaro fin da subito ai bagnini che sarebbe stato impossibile tornare indietro al passato, evitando l’obbligo del servizio di salvataggio fuori dalla stagione estiva. L’ordinanza della Capitaneria deriva da un provvedimento su base nazionale motivato da sentenze che legano l’apertura dello stabilimento al servizio di salvataggio. "Non si può tornare indietro - premette Mauro Vanni presidente di Confartigianato imprese balneari - ma questa situazione andava normata altrimenti cosa sarebbe potuto succedere in primavera?". Il prossimo anno da Pasqua, quando i bagnini arrivano in spiaggia, alla fine di maggio il rischio era di assistere a quanto sta accadendo oggi con stabilimenti chiusi, polemiche, e pochi ombrelloni aperti ma tutti occupati.
"Il comandante della Capitaneria – riprende Vanni - ha spiegato come le cose cambieranno rispetto al passato nei periodi in cui il servizio non era normato da ordinanza regionale e dei Comuni. Servirà un Dvr, un documento di valutazione dei rischi". E’ su questo che si sono concentrate le polemiche dei bagnini. "Abbiamo ottenuto che questo documento non sia riferito alla valutazione del singolo bagnino, il che metterebbe l’operatore davanti a rischi penali rilevanti. Saranno le cooperative a farlo per tutti gli associati individuando il tipo di servizio più adatto a seconda dei periodi dell’anno". Ma ancora una volta i bagnini chiedono qualcosa di più, ovvero, "la condivisione delle modalità del servizio con gli enti, dunque Comuni e Regione. Sarebbe ancor meglio che fossero sempre Comuni e Regione a fare ordinanze per la parte restate dell’anno. In mancanza di questi provvedimenti, almeno si faccia un percorso comune per individuarne le modalità più adatte". Ad oggi si possono fare solo ipotesi su cosa accadrà. Un’idea potrebbe essere quella di piazzare dei catelli che avvisano dei rischi i bagnanti in pieno inverno, per quegli stabilimenti che aderiranno al Mare d’inverno. In questo modo in dicembre non salirebbe nessuno in torretta. Per la primavera, invece, si potrebbe individuare un servizio ‘soft’, con torrette più distanti e attive solo in orari limitati. "Vogliamo cominciare a lavorarci da subito" chiude Vanni.
Andrea Oliva