L’allarme: in cinquanta hanno abbandonato la scuola nell’ultimo anno a Rimini

Migration

Una cinquantina di studenti persi per strada. Dato di per sé preoccupante, sottolinea la vicesindaca Chiara Bellini, anche se si traduce in una percentuale più bassa della media nazionale, unica nota positiva. Altra cosa che balza all’occhio, è che dei 49 abbandoni scolastici registrati nel corso dell’ultimo anno didattico ben 32 sono avvenuti nella scuola primaria. È qui che i genitori hanno deciso di dire basta portando via i figli dalle classi. Si tratta dello 0,50% sul totale degli alunni iscritti alla primaria. Sono stati 8 gli abbandoni alle scuole media ed infine 9 alle superiori. Nel complesso sono state 44 le segnalazioni inviate alla Questura e al servizio della tutela minori. C’è invece un numero positivo. Si tratta "dei 27 studenti che siamo riusciti a riportare a scuola, di cui 18 alle scuole primarie, 3 alle medie, 6 alle superiori – spiega la vicesindaca –. Un dato correlato è quello dell’educazione parentale che, nel corso dell’anno scorso è arrivata a quota 58, laddove fino a qualche anno fa si assestava al massimo intorno alle 15 richieste, con un trend in decisa crescita". Fin qui i numeri, che seppur limitati rispetto al totale degli alunni e studenti, non possono lasciare indifferenti. "Se è vero che l’abbandono scolastico si compie nel difficile passaggio dell’adolescenza, dove ogni disfatta pesa e costa di più, con il rischio di portarsela dietro per tutta la vita, non possiamo permetterci di affrontarlo come un male secondario, ma inevitabile, delle nostre scuole. Soprattutto se a farne le spese sono spesso proprio coloro che partono già da situazioni di difficoltà sociale e famigliare. È nostro compito lavorare per contrastare il circolo vizioso tra povertà economica e povertà educativa". Ed ecco cosa sta facendo il Comune. "Già dalla fine del precedente anno scolastico, stiamo lavorando come amministrazione comunale insieme ad alcune associazioni del territorio che hanno dato disponibilità e si stanno mettendo al servizio di un progetto per la riduzione dell’abbandono scolastico, con il coinvolgimento di gruppi di educatori, delle reti di quartiere, del volontariato e dell’associazionismo". C’è già una sorta di protocollo "per il recupero dell’abbandono scolastico in grado di mettere a sistema le diverse buone azioni che, sebbene talora circoscritte, sono attive sul nostro territorio. Un progetto tanto più importante perché corale. Solo così quella parola con cui saluterò i nostri studenti, ‘dignità’, assumerà un senso e una declinazione pratica, trasformandosi in diritto allo studio, lotta all’abbandono scolastico, annullamento del divario tecnologico e digitale e contrasto alle disuguaglianze socioculturali e territoriali. Per garantire una sempre più piena e concreta uguaglianza".